di Loris Brioschi.

Sabato pomeriggio 29 aprile alle 16,30, si è svolto a Sesto San Giovanni il tradizionale corteo per ricordare i lavoratori morti per amianto, con la partecipazione di centinaia di persone.

In testa lo striscione del promotore del corteo il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio Per ricordare tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto” e la bandiera rossa listata a lutto.

Con le note della Banda degli Ottoni a Scoppio, c’erano gli ex operai delle fabbriche sestesi: Breda, Pirelli, Falck, Marelli, varie delegazioni di associazioni di vittime di stragi di altre città, il Gruppo Aiuto Mesotelioma (Lecco), l’Associazione Italiana Esposti Amianto (Paderno Dugnano), i lavoratori del Comune di Milano, il Comitato Ambiente Salute Teatro Scala, l’Associazione “il mondo che vorrei” dei familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, l’AMNIL (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi del lavoro), lo striscione della Rsu del’INNSE di Milano in lotta contro i licenziamenti e dei sindacati SGB e CUB ed anche singoli militanti del SIcobas, dello Slai Cobas e di Operai Contro.

Unica forza politica la delegazione di Sinistra Anticapitalista con la presenza di Giovanni Urro candidato sindaco alle prossime amministrative per la lista SINISTRA ALTERNATIVA per Sesto.

In Via Carducci davanti alla lapide che ricorda i lavoratori delle ex fabbriche vittime dell’amianto, con la scritta “ A perenne ricordo di tutti i lavoratori morti a causa dello sfruttamento capitalista. Ora e sempre resistenza”, è stato deposto un mazzo di fiori. Successivamente il vicesindaco ha portato il saluto dell’A. C. sestese e il presidente del Comitato Michele Michelino ha ricordato gli ultimi lavoratori uccisi dal killer amianto e dal profitto nei primi mesi del 2017: Daniela Cavallotti, sindacalista del Comune di Milano, morta il 2 gennaio scorso per mesotelioma. Lavoratrice presso il Palazzo Pirelli di via Melchiorre Gioia che da due anni è chiuso proprio per la diffusa presenza di amianto e Sandro Artioli, scomparso recentemente, un prete operaio della Breda, sempre presente in tutte le lotte dei lavoratori.

Il corteo, dopo essere ritornato in via Magenta, è finito con un’assemblea aperta presso il Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” terminata alle 19,00 in cui hanno preso la parola rappresentanti delle associazioni e dei sindacati.

La ricerca del massimo profitto, il non rispetto della salute dei lavoratori, causa più di 1200 morti per infortuni sul lavoro e anche un aumento delle malattie professionali (+ del 24 %), facendo ammalare 44 mila i lavoratori sul luogo di lavoro solo l’anno scorso.
Ogni anno sono oltre 4000 i morti per amianto in Italia, 11 ogni giorno, una ogni due ore, e più di 100 mila nel mondo che sommati alle malattie professionali causano ogni anno in Italia decine di miglia di morti. Questi dati dimostrano che esiste la lotta di classe e che per i lavoratori è simile ad una guerra.

 

A distanza di 25 anni dalla sua messa al bando, nel 1992, l’amianto, se non si procede celermente con le bonifiche, metterà a rischio anche la salute delle future generazioni. Infatti ci sono scuole (circa 2400 con 350mila studenti e 50mila dipendenti), ospedali, edifici pubblici e aerei, navi e altri mezzi militari con presenza di amianto: nonostante la legge 257/92 che  che in Italia ha stabilito il divieto di estrazione, lavorazione e commercializzazione dei materiali di amianto e/o contenenti amianto, ce ne sono ancora in circolazione circa 40 milioni di tonnellate in circa 50 mila siti, e un milione di siti minori.

Tutti i governi finora non hanno trovato i soldi per le bonifiche, eppure ad esempio, l’Italia spende per la Nato circa 70 milioni di euro al giorno, altri 20 miliardi per le cosiddette missioni di pace, soldi che potrebbero essere meglio utilizzati per la difesa della salute dei lavoratori e dei cittadini.

E l’amianto così continua a mietere vittime: il mesotelioma provocato dalle sue fibre  è l’ottava causa di morte sia negli uomini sia nelle donne.

Per combatterlo si deve riuscire ad unificare le vertenze per il riconoscimento dei diritti al risarcimento per i danni subiti, alle lotte per il cambiamento di questa società capitalista in senso eco socialista.

Un programma anticapitalista degno di questo nome ha il dovere di consentire che gli sfruttati e gli oppressi decidano non solo la società, ma anche la natura che vogliono, per sé e per i loro figli.

Capitalismo e sopravvivenza del pianeta sono incompatibili. Gli oppressi e il pianeta devono stringere un’alleanza, con lo scopo di abbattere il Capitalismo e invertire drasticamente produzione e conseguente inquinamento. Quanti “Vajont” (inteso come costi del capitalismo) dovranno subire ancora i cittadini e i lavoratori tutti?

Il modo di produzione capitalistico non è riformabile e non è sostenibile, e la lotta di classe può e deve abbattere un sistema che si nutre di disuguaglianze ed abusi, di sfruttamento e sopraffazione.

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