Di Giovanni Urro.
Ancora non è chiaro come andrà a finire questa vicenda dell’obbligo di trasferirsi al nord per migliaia di docenti. Certo è che la recente disponibilità di Renzi alla trattativa è frutto delle iniziative di lotta dei docenti del sud la cui capacità di mobilitazione era stata evidentemente sottovalutata dal Governo. Oggi Renzi si cosparge il capo di cenere, riconosce di aver obbligato inutilmente migliaia di persone a trasferirsi a centinaia di chilometri dalla propria casa smembrando famiglie e relazioni e promette, promette, promette… La soluzione che si profila, tuttavia, è forse peggiore del problema creato: destinare al sostegno docenti privi della necessaria abilitazione solo per consentire loro di avvicinarsi a casa. Rischiamo così di vedere nel prossimo anno scolastico frotte di insegnanti rifluire al sud per svolgere un lavoro molto delicato per il quale sono privi delle necessarie competenze professionali e anche della giusta motivazione, elemento non irrilevante per chiunque lavori in un ambito educativo. Non a caso le associazioni che tutelano i disabili sono già in agitazione. Il tormentone “scuola” dunque è destinato ad avere un seguito, tra malgestione e improvvisazione. Perciò è importante non abbassare la guardia e continuare ad informare tutti coloro che con la scuola hanno a che fare (docenti, genitori, studenti). È del tutto evidente, infatti, che senza la mobilitazione di chi la scuola la fa, sarà destinato a continuare questo stillicidio di interventi capaci solo di minare dall”interno una scuola pubblica che da anni attende un rilancio nel segno della dignità dell’educare. A partire dal rinnovo del contratto, fermo al lontano 2007, un’era geologica fa.
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