Oltre mille persone hanno partecipato sabato 13 marzo alla manifestazione indetta dal sindacato Si Cobas per protestare contro l’azione repressiva condotta dalla magistratura e dalla Questura di Piacenza nei confronti delle lotte operaie alla Tnt-Fedex.
Il 10 marzo, infatti, su disposizione della procuratrice capo Grazia Pradella, due sindacalisti erano stati posti agli arresti domiciliari, altri cinque attivisti si erano visti recapitare un « divieto di dimora » nella cittadina emiliana ed erano state elevate contravvenzioni per oltre 13 mila euro.
I fatti a cui fanno riferimento i provvedimenti della magistratura si sono svolti lo scorso 1° febbraio davanti ai cancelli dei magazzini della Tnt-Fedex. Un presidio dei lavoratori, volto a impedire l’uscita delle merci durante un’azione di sciopero, è stato brutalmente attaccato da polizia e carabinieri, che hanno fatto ampio uso di manganelli e lacrimogeni. La reazione difensiva degli scioperanti viene ora catalogata dalla Procura della Repubblica come reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesione personale aggravata e violenza privata.
Curiosamente, sempre a Piacenza, è in corso in queste settimane il processo che scaturisce dall’inchiesta sulla caserma Levante, nel quale sei carabinieri (per i quali la procura ha chiesto il giudizio immediato) sono accusati di spaccio di droga, ma anche di reati come tortura, lesioni, peculato, falso, arresto illegale e abuso di ufficio. Per altri sette appartenenti all’Arma le indagini sono ancora in corso. Una circostanza sottolineata nel corso del comizio che ha concluso la manifestazione, con diversi oratori che si sono rivolti ai carabinieri in servizio di ordine pubblico, affermando: « I criminali non siamo noi, siete voi! ».
Provocazioni poliziesche
E anche sabato la presenza delle forze dell’ordine è stata particolarmente « muscolosa », con decine e decine di agenti schierati in tenuta antisommossa. Evidente il tentativo di « oscurare » il presidio, con un muro di veicoli blindati e uomini all’estremità del viale Pubblico Passeggio, che di fatto impediva ai passanti di vedere quanto stava accadendo. Bravi sono stati i dirigenti del Si Cobas a evitare di cadere nella provocazione (« non abbiamo paura, ma decidiamo noi quando vogliamo lo scontro »), spostando la manifestazione nell’adiacente parcheggio Cheope, dove si sono tenuti i comizi.
Qui, davanti ai militanti del sindacato e ai molti solidali accorsi, hanno parlato diversi esponenti del Si Cobas, sia locali che nazionali. Presente una delegazione da Prato, città dove un’altra azione poliziesca ha colpito la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici dell’azienda tessile Texprint.
Aldo Milani, coordinatore nazionale del sindacato, ha sottolineato come queste azioni repressive non siano semplici episodi. « Ciò che la borghesia teme – ha detto – è il carattere internazionale delle nostre battaglie, la radicalizzazione di un settore cruciale come quello della logistica, oggi in mano a poche grandi multinazionali, la capacità organizzativa che abbiamo saputo dimostrare ». Ha poi affermato che il Si Cobas « non aspetterà in silenzio le decisioni della magistratura sui provvedimenti cautelari » contro i suoi dirigenti e ha annunciato nuove azioni di sciopero nei prossimi giorni, in vista di una grande mobilitazione che coinvolgerà diversi settori produttivi il prossimo 26 marzo.
Sinistra Anticapitalista, che nei giorni scorsi aveva espresso, tramite i propri siti internet, piena solidarietà al Si Cobas e ai compagni arrestati, era presente al presidio con una delegazione.
Riteniamo che la manifestazione sia pienamente riuscita, pur con le difficoltà ulteriori derivanti dalla situazione epidemica. L’azione repressiva ha quindi avuto un primo momento di risposta collettiva. Occorrerà continuare a seguire questa vicenda nei prossimi mesi, anche per evitare l’isolamento dei settori di lavoratori più combattivi, che si oppongono anche al nuovo governo Draghi, a fronte dell’ampia disponibilità a collaborare espressa invece da Cgil, Cisl e Uil.
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