La decisione del sindaco di Milano Sala e del ministro dell’interno Alfano di aumentare la presenza di militari in città è estremamente preoccupante. Questa volta non si tratta di presidiare luoghi “sensibili” ad eventuali attacchi terroristici, ma invece militarizzare quartieri popolari a cui, in campagna elettorale, erano stati promessi ben altri interventi.
Ovviamente la solita politica dei due tempi: repressione subito, soldi per interventi sociali mai.
Gli episodi di cronaca utilizzati per giustificare questa scelta rientrano in una situazione generale di diminuzione del crimine a Milano, o meglio di quei fatti di crimine che creano tensione e paura tra la popolazione. Nulla che giustifichi quindi un aumento delle forze di repressione in città.
Quelle che sono invece aumentate sono le occupazioni di case popolari e non a caso le aree di intervento promesse sono proprio in alcuni quartieri dove tante sono le case occupate.
Uno dei due episodi in particolare, quello che ha visto protagonisti due gruppi di giovani milanesi con le famiglie di origine filippina, è proprio l’emblema della situazione: nessuno si chiede perché quei giovani da anni passano il loro tempo libero in quella piazza e quali i problemi di questi giovani. Non stiamo parlando di criminali incalliti ma di giovani che hanno tutto il diritto di avere una prospettiva per la loro vita e che invece questa società gli nega..
Tanto più gravi le dichiarazioni di Alfano in merito alla decisione di non inviare più profughi a Milano accogliendo così, nei fatti, la campagna d’odio che leghisti e fascisti stanno agitando da sempre accumunando immigrazione e criminalità.
E mentre si fa questo la vera criminalità, quella che vive con la speculazione, le mazzette, i furti alla collettività, continua a prosperare come dimostrano i processi che fioriscono ogni giorno intorno all’Expo di cui Sala era responsabile.
E mentre si fa questo gruppi di neonazisti (questi si criminali) tengono la loro kermesse musicale a Rogoredo senza nessuna reazione da parte delle autorità di ogni tipo.
Tutto ciò ha un legame stretto con quello che sta succedendo in Val Susa e si inquadra in una dinamica di restrizione degli spazzi di democrazia e di lotta sociale. Si stanno preparando tempi grigi che occorrerà affrontare costruendo il massimo di iniziativa unitaria e di mobilitazione sociale ma intanto cominciando a votare NO il 4 dicembre.
Sinistra Anticapitalista Circolo di Milano
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.