di Giorgio Simoni
Il 27 settembre i lavoratori di tutto il Gruppo ATM SpA incroceranno le braccia – su iniziativa di CUB Trasporti – contro il progetto di privatizzazione del trasporto pubblico locale dell’area milanese che prende il nome di “Milano Next”.
Non esiste nessuna legge che obbliga a mettere a gara o a privatizzare il trasporto pubblico – precisa CUB Trasporti. Infatti, la provincia di Trento, Genova e da ultimo Savona hanno già deciso di affidare il servizio in house ad aziende pubbliche.
La scelta del 27 settembre come data per lo sciopero indetto da CUB Trasporti non è casuale. Coincide infatti con la giornata di lotta internazionale in risposta all’emergenza climatica del movimento “Friday for Future”, in cui cittadini, studenti, lavoratori saranno in piazza in difesa dell’ambiente, per una rivoluzione epocale degli stili di vita di tutti.
Il trasporto pubblico nella rivoluzione ecologica
Anche il trasporto pubblico è coinvolto in questa “rivoluzione”. CUB Trasporti – si legge in un comunicato – appoggia convintamente i progetti di elettrificazione del parco autobus di ATM e Comune di Milano, ma ritiene fondamentale che le infrastrutture e la gestione restino completamente in mano pubblica.
Lo sciopero dei dipendenti di ATM di venerdì prossimo, dunque, non riguarda specifici obiettivi di conquiste salariali o normative (peraltro assolutamente legittime), ma mira a preservare il trasporto pubblico da manovre di carattere affaristico e finanziario, contrapponendo una visione dello stesso come bene comune, che deve restare sotto il controllo pubblico e deve essere garantito in modo universale e gratuito.
Sbaglia dunque completamente obiettivo Legambiente della Lombardia quando, per bocca della presidente Barbara Meggetto, invita i sindacati che lo hanno indetto “a ripensarci”, perché si tratterebbe di “una agitazione vistosamente inopportuna”.
Legambiente preferisce Sala ai lavoratori
In realtà, le fasce previste dalla legge garantiscono l’effettuazione delle corse sino alle ore 8,45, e quindi non si capisce quale “vulnus” determinerebbe lo sciopero sulla partecipazione al corteo degli studenti indetto per le 9,30.
Ma a prescindere da questo – per noi la stessa esistenza di “fasce di garanzia” è discutibile – se proprio Legambiente è convinta che il problema esista, che organizzi dei pullman per portare i manifestanti, come sempre si è fatto quando un corteo ha coinciso con un’agitazione nel settore dei trasporti.
Ma è evidente che la presa di posizione di Legambiente è strumentale e punta ad a introdurre quelle “divisioni tra i lavoratori dei trasporti pubblici e l’universo di giovani e sigle che venerdì intendono partecipare alle manifestazioni per il clima” che l’Associazione ambientalista dichiara invece di voler scongiurare.
Il fatto che ciò avvenga in una città amministrata dal Partito democratico dimostra, ancora una volta, che l’indipendenza politica di Legambiente è solo apparente e che chi intende battersi seriamente per il clima farebbe bene a tenersi lontano da questa struttura.
Peraltro, quale credibilità può avere un’organizzazione che si dichiara ambientalista e poi invita al flash mob per il clima, che si terrà giovedì 26 settembre, quel Giuseppe Sala che da Sindaco di Milano non solo sostiene l’ingresso di soci privati nella gestione del trasporto pubblico, ma è anche l’autore del recente vertiginoso aumento delle tariffe?
Bus e treni, servono più soldi
Intanto, l’inizio del nuovo anno scolastico dimostra come il trasporto pubblico non sia ancora in grado, soprattutto al di fuori del nucleo urbano di Milano, di far fronte in maniera adeguata alle esigenze di mobilità. Si moltiplicano sui mezzi d’informazione le segnalazioni di corse sovraffollate, specialmente sulle linee interurbane, con alcuni casi di studenti che non riescano neppure a salire.
Le cose non vanno molto meglio sul fronte ferroviario: secondo gli ultimi dati forniti da Trenord, nel mese di luglio 23 linee ferroviarie su 39 non hanno garantito gli standard di puntualità previsti dal contratto di servizio. Con un’ulteriore beffa per i viaggiatori che si muovono nell’area metropolitana milanese e in Brianza: l’introduzione del nuovo sistema tariffario integrato ha fatto decadere la possibilità di ottenere il “bonus”, ovvero lo sconto del 30% sull’acquisto di un abbonamento mensile, che sinora era garantito nel caso di ritardi sistematici dei treni.
E’ evidente che al di là delle belle parole sull’emergenza climatica – oggi, nel mondo, sono rimasti ben in pochi a negare l’esistenza del problema – mancano i fatti. Il trasporto pubblico avrebbe bisogno di forti finanziamenti aggiuntivi, mentre il Fondo nazionale a ciò dedicato non subisce da anni incrementi significative e anzi, nella scorsa legge finanziaria era stato inserito tra le voci da tagliare in caso di mancato raggiungimento tendenziale degli obiettivi di bilancio concordati con la Unione europea.
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