di Loris Brioschi
La SNIA era una società storica (fondata nel 1917) attiva nelle fibre tessili e nella chimica specialistica ed altri settori, con alterne vicende è passata attraverso numerose modificazioni societarie e proprietarie, dall’avere negli anni ’60 più di 6500 lavoratori nella sola fabbrica di Varedo alla dichiarazione di fallimento del 2008.
A Varedo, comune della provincia Monza e Brianza, l’area della Snia è vastissima, ben 430.000 mq (pari a circa un quinto del territorio comunale). Dopo la dismissione da area produttiva l’area è passata dall’Immobiliare Snia a varie società immobiliari: Norman3 Srl per 43 ML di €, successivamente a Varedosud Srl e attualmente a Marconi 2000. E’ facile pensare che modificazioni del mercato residenziale non abbiano consentito di finalizzare l’acquisto dell’area per fare costruzioni.
Altri progetti non sono stati presentati e l’area ex industriale si è degradata sempre più. I problemi sono molti e non si può pensare che si stia ad aspettare il “padrone privato” che con progetti immobiliari veicoli la sempre più urgente e necessaria bonifica del sito.
E neanche il progetto di eliminazione del passaggio a livello della via Umberto I a Varedo, con un sottopassaggio veicolare, pedonale e ciclabile, portato avanti da comune e FNM, tuttora sulla carta, pensiamo possa avere un grande impatto positivo sul disinquinamento dell’area ex-Snia.
Le istituzioni cosa propongono? La giunta comunale di Varedo vuole preparare una delibera di indirizzo che possa snellire le procedure di riqualificazione dell’ex Snia, finalizzate alla rigenerazione urbana e alla trasformazione dell’area in un tessuto produttivo, artigianale, commerciale e in parte residenziale. Si potrà fare di tutto e non si farà nulla, come al solito.
Alcuni invece si affidano alla nuova legge della Regione Lombardia sulle aree dismesse, in discussione, sperando che non sia il solito regalo agli interessi di immobiliaristi e costruttori.
L’inquinamento
La fabbrica chimica produttrice di fibre tessili sintetiche (rayon, nylon, lilion ecc.) ha problemi di inquinamento strutturale dell’impianto con quantità “industriali” di amianto non solo come cemento amianto (eternit) delle coperture dei capannoni dei vari reparti. Ma anche l’amianto usato per le coibentazioni considerato più dannoso.
Appunto l’amianto a matrice friabile è stato enormemente utilizzato, fino al 1992, nelle coibentazioni di impianti industriali, di forni e caldaie ecc. La pericolosità dell’amianto friabile è molto più elevata rispetto all’amianto compatto in quanto le fibre in esso contenute possono essere disperse più facilmente nell’ambiente e respirate dagli abitanti con la malaugurata possibilità di sviluppare il mesotelioma il “cancro dell’amianto”. E Il reparto Essiccamento, a detta dei lavoratori, è pieno di questa tipologia di amianto.
Ricordiamo inoltre anche che in Snia era famoso l’impianto denominato “fiocco” ovvero dove avveniva la produzione del famoso “Sniafiocco”, vale a dire il cotone nazionale sintetico, e del Lanital, fibra tratta da una proteina del latte che ovvero oggi chiamiamo comunemente “pile”.
Di bonifiche, oltre ad un piano presentato nel 2008, dagli immobiliaristi, ma che non ci risulta sia stato messo in pratica, non se ne parla proprio.
La Snia quando era in funzione era conosciuta in questi territori per l’emissione di odore di “uova marce” (dovuto all’acido solfidrico) Ma dell’acido solforico, di solfuro di carbonio e di idrogeno solforato e numerosi altri composti devono essere contaminati i numerosi depositi di scarti di lavorazione interrati nell’area.
I problemi per la salute dei cittadini residenti nei comuni confinanti con quest’area (Varedo, Limbiate e Paderno Dugnano) dunque esistono e le strutture pubbliche non possono continuare a fare gli struzzi.
La vasca di laminazione
Nel primo progetto di controllo delle piene del torrente Seveso, per evitare esondazioni soprattutto a Milano (al di là che non riteniamo corretto scaricare sui comuni dell’area metropolitana problemi che Milano stessa non risolve) era prevista la costruzione di una delle tre vasche di laminazione nell’area ex Snia al confine con Paderno Dugnano, nel quartiere di Palazzolo Milanese.
Ma successivamente è emerso che l’area in questione, soggetta a bonifica comporterebbe costi talmente elevati (stimati intorno ai 60milioni di euro) da far presumere l’abbandono del progetto stesso, giustificando l’aumento della volumetria della vasca di Bresso.
Se così sarà, la presenza di un’area ancora altamente inquinata dovrebbe essere un campanello d’allarme e far preoccupare gli amministratori locali, poiché l’esistenza degli scarti produttivi dei composti solforati con il passare degli anni potrebbero essersi infiltrati nei terreni e nelle falde acquifere.
Le varie aree dismesse risultano ancora una delle problematiche più complesse e ancora insolute ma che proprio per una questione di sicurezza pubblica dovrebbero risultare prioritarie.
La discarica di rifiuti incontrollati
Nel mese di agosto 2018, su segnalazione dei residenti che da tempo notavano un via vai sospetto di camion nell’area, venivano scoperti dalle forze dell’ordine ben 5.000 tonnellate di rifiuti illegali, della cui pericolosità per la salute non si hanno informazioni, ancora oggi sotto sequestro.
Se la proprietà dell’area su cui insistono i rifiuti non presenta al più presto un programma delle attività necessarie per liberare l’area, toccherà al comune di Varedo farsi carico dei lavori di spostamento e messa in sicurezza (ca. 700 mila €) con problemi per il suo piccolo bilancio. Ci sorge il dubbio che questo deposito illegale di rifiuti era destinato, dai criminali, ad essere eliminato tramite il fuoco, pratica molto comune nella Lombardia “europea”.
Il degrado sociale
Un’area ex industriale come la Snia, così vasta, abbandonata e confinante con la fermata di Varedo delle FNM (Linea Milano Canzo-Asso), non poteva non essere vista come posto ideale da spacciatori di eroina. In un filmato recentemente trasmesso in televisione, le scene di bande di spacciatori che si affrontavano a suon di pistolettate e fucilate avrebbero potuto svolgersi tranquillamente in Colombia. Pensiamo che altre attività illegali fioriscano al suo interno, come dimostrato dal recente blitz effettuato da carabinieri e polizia che ha portato a dodici arresti.
Nella prospettiva di contrastare i fenomeni di illegalità e degrado, è stata prevista una intensificazione dei servizi di controllo dell’area da parte delle forze dell’ordine, in chiave preventiva.
Che fare?
Ci sembra che i cittadini della zona abbiano avuto fin troppa pazienza, vista la lentezza e l’inerzia di soluzione dei tanti problemi che questa area dismessa pone. Giudichiamo positivamente che si stia formando un comitato apposito CRES (Comitato Recupero Ex Snia) che nel comunicato stampa dichiara che “nei prossimi mesi darà vita ad attività di informazione e mobilitazione presso la popolazione”.
Solo attraverso la partecipazione e le lotte si potrà tentare di pubblicizzare l’area ed eliminare i pericoli per la salute dei residenti.
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