Di Sinistra Anticapitalista Sesto San Giovanni.

Tra poco saranno passati ormai due anni da quando l’Amministrazione Comunale di Sesto San Giovanni, ignorando proposte e sollecitazioni dei lavoratori, delle lavoratrici, degli utenti e delle famiglie ha iniziato un folle gioco con la gestione del locale Centro Diurno Disabili.

Dopo mesi di lotta politica e sindacale, dopo svariati tavoli sindacali, dopo gli incontri in prefettura, le assemblee con i lavoratori e le lavoratrici, lo sciopero di tutt* i/le dipendenti comunali (il primo sciopero di questo genere indetto a Sesto dal dopoguerra ad oggi), dopo i due bandi per l’assegnazione del servizio andati entrambi a vuoto, dopo la nuova indizione dello stato di agitazione… ancora una volta l’Amministrazione Comunale si dimostra ben ferma nel suo proposito di esternalizzazione del servizio mutando solo lo strumento con cui intende raggiungere questo obiettivo.

Nei due anni precedenti, le lotte in città hanno visto i/le dipendenti comunali, le forze sindacali, settori politici anche interni alla maggioranza di centrosinistra (SEL e Rifondazione) oltre a centinaia di cittadini e cittadine schierarsi compatti contro l’esternalizzazione dei servizi comunali. Oggi le carte in tavola hanno iniziato a cambiare: i sindacati confederali hanno deciso di sottoscrivere un protocollo di intesa con l’A.C., che a loro dire dovrebbe tutelare gli educatori e le educatrici che per il CDD lavorano. Si lascia loro la possibilità di essere ricollocat* in altro settore della macchina comunale offrendo ampie garanzie alla loro riqualificazione professionale. Come dire: si rinuncia deliberatamente alla professionalità maturata negli anni da questi lavoratori e lavoratrici. Ciò avviene peraltro in un settore molto delicato, in cui l’importanza della continuità educativa verso un’utenza particolarmente fragile assume un ruolo rilevante per la qualità del servizio erogato. Resta solo ai lavoratori e alle lavoratrici la possibilità di riciclarsi in un’attività a carattere amministrativo che, in tutta evidenza, è ben lontano dalla loro sensibilità e attitudine professionale oltre che dai loro percorsi formativi. Tant’è: così impongono le leggi del neoliberismo che non tollerano i servizi pubblici locali erogati direttamente dai Comuni; così dettano le leggi dell’austerity, che impongono i tagli ai bilanci della spesa sociale. Con buona pace dei lavoratori e delle lavoratrici, della loro preparazione, competenza e motivazione. Con buona pace anche degli utenti e delle loro famiglie, della loro fragilità gettata brutalmente sul mercato della privatizzazione.

Resta fermo, infatti, il proposito di esternalizzare e non può che essere uno specchietto per le allodole confederali lo strumento individuato dall’Amministrazione per raggiungere il suo obiettivo: un’azienda speciale (I.P.I.S., Insieme Per Il Sociale) frutto del consorzio tra Comuni del Nord Milano, che già opera affidando in forma congiunta settori sempre più estesi dell’assistenza sociale al mondo delle cooperative e del privato sociale.

Ad oggi, mentre è ripresa la mobilitazione del Comitato di cittadini contro l’esternalizzazione, non si conoscono le posizioni nel merito di quelle forze politiche della Sinistra di maggioranza che in passato si sono opposte all’esternalizzazione: seguiranno l’abbaglio CGIL-CISL-UIL parandosi dietro la foglia di fico del carattere pubblico del consorzio IPIS? Oppure continueranno la loro lotta al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici e dei cittadin* per mantenere e sviluppare le grandi potenzialità del Centro Diurno Disabili gestito dal Comune in forma pienamente pubblica?

In attesa di risposte che sarà difficile avere in un clima da campagna elettorale ormai avviata, Rifondazione ha scelto di correre alle prossime amministrative in una lista comune con i transfughi/dissidenti civici del Partito Democratico che già in passato non hanno fatto mistero di appoggiare il proposito di esternalizzazione del CDD. Si tratta di una scelta che si inserisce non solo all’interno di quella cornice di centrosinistra sempre più segnata da scelte amministrative di stampo neoliberista, ma anche di un palese abbandono del campo per la difesa dei servizi pubblici locali in nome dell’interesse supremo del posticino in Consiglio comunale. Basta, dunque, ancora una volta una poltrona per sacrificare le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici?

Al fianco di questi lavoratori e di queste lavoratrici, Sinistra Anticapitalista insieme ad un significativo ventaglio di comitati e ad altre forze politiche e sociali cittadini continua la sua lotta per la difesa della qualità del servizio che passa necessariamente attraverso la difesa dei diritti e della professionalità di chi in esso lavora.

 

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