Di Sinistra Anticapitalista di Paderno Dugnano.

NO ALL’INTITOLAZIONE DI UNA VIA DI PADERNO DUGNANO AL FASCISTA, ANTISEMITA, RAZZISTA NONCHE’ FUCILATORE DI PARTIGIANI GIORGIO ALMIRANTE!

Circola sui blog di Paderno Dugnano la notizia che la giunta di Paderno Dugnano sarebbe favorevole alla proposta fatta da Fratelli d’Italia, di dedicare una via del comune al segretario del Movimento Sociale Italiano Giorgio Almirante.  Subito si è alzata la voce di sdegno dell’ANPI locale e Provinciale: “Riteniamo molto grave che, a ottant’anni dalla emanazione delle famigerate leggi antiebraiche, si possano ancora verificare episodi, come quello preannunciato dall’Amministrazione Comunale di Paderno Dugnano. Invitiamo la Giunta di Paderno Dugnano a recedere da questa sua inquietante intenzione. Il richiamo ai valori della Resistenza e dell’antifascismo contenuti nella Costituzione Repubblicana dovrebbero costituire la guida e la bussola dei Comuni della nostra Città Metropolitana, a ricordo e in memoria dei numerosissimi nostri concittadini che hanno combattuto per la Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo.”.

IL RAZZISTA ANTISEMITA ALMIRANTE

Ecco cosa scriveva in un articolo del 1942 uscito sull’organo di stampa ‘La difesa della razza’ e firmato proprio da Almirante:

    “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d’una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue.”

IL FASCISTA FUCILATORE

Questo invece quando Almirante emanava, da capo di gabinetto del ministro Mezzasomma, un editto che annunciava la fucilazione per tutti gli “sbandati” che non si fossero consegnati:

    “Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuorilegge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena. I gruppi di sbandati qualunque ne sia il numero dovranno inviare presso i comandi militari di Polizia Italiani e Tedeschi un proprio incaricato per prendere accordi per la presentazione dell’intero gruppo e per la consegna delle armi.”

 LA “ONORATA” CARRIERA DI FASCISTA

Giorgio Almirante aveva passato tutta la sua vita in politica, dal regime fascista alla Repubblica di Salò, fino a fondare l’Msi.  Almirante fu cronista presso “Il Tevere”, quotidiano fascista diretto all’epoca da Telesio Interlandi, in prima fila, come Giovanni Preziosi, nella campagna antisemita fascista. Interlandi nominò Almirante, nel 1938, caporedattore e, poco dopo, anche segretario di redazione della nuova rivista “La Difesa della razza”, pubblicazione di riferimento della propaganda antiebraica del regime fascista. Dopo l’8 settembre 1943 Almirante si arruola nella Guardia nazionale repubblicana, e partecipa attivamente alle vicende della repubblica di Salò, come capo di gabinetto del Ministero della cultura popolare. Nota a tutti è la firma di Almirante, in qualità di capo di gabinetto del ministro della Rsi, Mezzasoma, al bando del 17 maggio 1944, con il quale si annunciava la fucilazione alla schiena per i giovani “sbandati” che non si fossero presentati ai posti militari italiani e tedeschi.  Nel dopoguerra è stato segretario del MSI tra il 1947 e il 1950, e poi ininterrottamente dal 1969 al 1987. Nel 1968, di fronte alla contestazione studentesca, in testa un gruppo di squadristi diede l’assalto alla facoltà di Lettere dell’università la Sapienza, occupata dagli studenti, nel tentativo di riportare l’ordine.

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