di Igor Zecchini nel coordinamento Pap Milano per Sinistra Anticapitalista.
Nonostante il gioco di parole del titolo, il mio non vuole essere un intervento ironico né di sottovalutazione del dibattito che si è aperto dentro e fuori a Potere al Popolo di Milano, con ripercussioni nazionali, in merito alla partecipazione alle manifestazioni antirazziste che si sono svolte in città nel corso delle ultime settimane.
I due interventi dei compagni e delle compagne dei GAP (Gruppi di Azione Popolare, una struttura organizzata all’interno del progetto di Potere al Popolo che a Milano raccoglie sostanzialmente le aree politiche – Clash City Workers e Rete dei Comunisti – e diversi singoli compagni e compagne che sostengono lo statuto uno) non possono essere sottovalutati perché pongono problemi reali di contenuto e di metodo, problemi che sottendono al dibattito interno a Pap sullo statuto e che hanno portato la mia organizzazione – Sinistra Anticapitalista – a “frenare” la sua relazione con Pap.
Il testo dei due documenti (“Non si gioca con le iniziative del PD” e “Lettera aperta ai compagni e alle compagne di Potere al Popolo di Milano”) hanno l’indubbio merito, al di là di alcuni passaggi poco comprensibili a causa della terminologia usata, di mettere in chiaro la logica che muove questi compagni e queste compagne.
In sintesi (non me ne volete se sono stringato ma potete leggere i testi originali al link soprariportato) si dice che Pap deve mettersi in rottura col PD e con le varie anime del centro sinistra (LEU viene citata esplicitamente), che la deriva xenofoba dell’attuale governo e la folgorazione del PD sulla via dell’antirazzismo sono due facce della stessa medaglia liberista, e che qualsiasi ammiccamento verso una delle due sarebbe, per Potere al popolo, la cesura dei collegamenti con il suo “blocco sociale”.
Si dice che il montante clima di razzismo si combatte non con l’indignazione social (buffo per chi vuole governare una organizzazione tramite piattaforma web) ma riscoprendo, con la concretezza dell’esempio, la forza della solidarietà e del mutualismo… Che le piazze come quella di Milano saranno ulteriormente oggetto di speculazione dei soliti noti e che bisogna costruire le condizioni materiali non per fare educati presidi ma per creare situazioni come quelle di Catania (la contestazione al PD).
In conclusione Potere al Popolo si deve porre l’obiettivo di differenziarsi da queste forme “plurali” e costruire un “antifascismo popolare” (formula che significa l’inutilità di una lotta antifascista che non parta dalla lotta per la difesa delle condizioni materiali delle persone) e per questo occorre rifiutare qualsiasi ipotesi di “fronte democratico” ma anche di “fronti della sinistra” perchè la “vecchia sinistra” ha gestito politiche di austerità tanto quanto il centro detra.
Inoltre, riferendosi alla scelta di aderire alla manifestazione del 30 settembre, il voto del coordinamento provinciale provvisorio di Pap impedisce qualsiasi forma di riflessione o costruzione di percorsi alternativi alla “unità del popolo di sinistra”.
Prima questione: i contenuti.
Nei testi dei GAP viene, in modo netto, trasformato l’obiettivo per cui è nata Pap. Nel manifesto fondativo (ai principi del quale viene tuttora richiesto l’accordo per poter aderire a Pap) viene detto che Pap è:
“Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi. “
Un movimento che coinvolga (che non significa inglobi) reti e organizzazioni… I compagni e le compagne dei GAP stravolgono il senso di questa frase facendo coincidere PAP col tutto. Il cosiddetto “blocco sociale” quindi può esprimersi solo attraverso l’organizzazione in Pap, organizzazione depositaria della rottura con la “vecchia sinistra” e che, attraverso le sue iniziative di radicamento nei territori, sarà in grado di dare voce alla alternativa sociale.
La conseguenza di un tale ragionamento è che le mobilitazioni non promosse o non egemonizzate da Pap (che peraltro nella loro visione corrisponde al loro GAP) non bisogna partecipare in quanto sono sempre e comunque legate per proprietà transitiva al PD o a organizzazioni o strutture compromesse con quel partito.
Una posizione che più che settaria definirei isolazionista.
Non è un caso infatti che Pap a Milano a oggi non sia presente in nessuno degli ambiti cittadini dove si sta cercando di costruire una opposizione alle politiche liberiste né sul terreno sociale né su quello antifascista e antirazzista. Non si lavora per costruire unità tra soggetti sociali e politici e costruire mobilitazione perché tra gli interlocutori c’è sempre qualcuno che non è perfettamente in linea coi nostri desiderata.
Diventa più importante farsi un selfie con uno striscione davanti a uno spazio in disuso e pubblicarlo su facebook (a proposito dell’indignazione social), che lavorare per costruire ambiti unitari che quegli spazi li “riassegnino alla città”, visto che da soli non si ha la forza di farlo.
Diventa più importante fare la riunione del GAP che partecipare a una manifestazione di massa con decine di migliaia di antirazzisti e antifascisti e cercare di orientare politicamente quella presenza.
Si tende quindi a costruire una organizzazione autoreferenziale che si relaziona agli altri solo quando è egemone con l’idea che basti agitare qualche formuletta per convincere il “blocco sociale” ad aderire in massa al progetto politico.
Seconda questione: la verità.
Se si entra poi nel merito dei due avvenimenti le accuse di asservimento al PD, rivolte a chi è andato in piazza il 28 agosto e il 30 settembre, diventano immotivate se non artificiali.
Sulla manifestazione del 28 agosto rimando ad un articolo che ho scritto all’indomani della stessa. La presenza di Pap in piazza comunque è stata caratterizzata da una posizione che, in modo esplicito, denunciava come le politiche razziste di questo governo fanno il paio e anzi sono state preparate, da quelle del governo precedente, quindi dal PD di Minniti e Renzi (vedi volantino). In piazza poi abbiamo lavorato per fare emergere una area critica alle ambiguità di Milano senza Muri (l’associazione sponsorizzata dall’assessore Majorino) e alla presenza di personaggi che di antirazzista nulla hanno (il sindaco di Ventimiglia per esempio). La manifestazione, che a un certo punto ha svuotato la piazza, è il prodotto della convergenza sul campo della nostra azione e di quella di altri che si ritrovavano in questa critica. Una manifestazione forte che si è conclusa con il lancio di una campagna permanente contro la prossima apertura del CPR di via Corelli, una struttura codificata da Minniti e concretizzata da Salvini.
E’ vero che poi in televisione o sui giornali la cosa non è comparsa e hanno dato spazio alle dichiarazione della Boldrini sul tentativo di rifare un altro pateracchio di centrosinistra, ma la gente che era in piazza le cose le ha viste e anche vissute, alla manifestazione c’è venuta. I compagni e le compagne che leggono gli avvenimenti solo basandosi sulla “foratura” degli schermi non hanno ancora capito che la grande stampa e i media in generale rispondono ad interessi precisi e molto spesso su quelli come noi cala una cortina di disinformazione. Ciò non vuol dire che quello che facciamo sia inutile.
E’ questa la oggettiva sudditanza al PD di cui ci incolpate? Avremmo dovuto starcene a casa, come avete fatto voi, in modo da poi poter criticare aspramente tutto e tutti? E’ “vecchia pollitica” cercare di unificare le forze di chi ha obiettivi simili o addirittura sovrapponibili?
La nostra partecipazione a quella manifestazione ha avuto una base chiarissima e di contrapposizione, anche nella piazza, al PD e a Minniti. Altro che ammiccamenti!
La critica alla partecipazione alla manifestazione del 30 settembre è poi paradossale. Il comunicato dei GAP si intitola: “Non si gioca con le iniziative del PD”. Peccato che quella manifestazione non solo non era del PD ma era anche in netta contrapposizione alla manifestazione nazionale del PD che si è svolta contemporaneamente a Roma. Tant’è che molte pressioni sono state fatte nei giorni precedenti per convincere i Sentinelli, ANPI e ANED a spostare la convocazione.
Se i compagni e le compagne dei GAP avessero presenziato si sarebbero resi conto che il popolo antirazzista e antifascista di Milano era presente a decine di migliaia, che la piazza esprimeva una forte radicalità nei contenuti e che anche dal palco, nonostante la piattaforma di convocazione fosse generica, venivano parole sostanzialmente condivisibili. Peccato che Potere al Popolo, dove il popolo c’era, era sostanzialmente assente. Poche bandiere portate individualmete da qualcuno/a, nessuna posizione politica espressa, nessuna capacità di iniziativa. Le diattribe sulla manifestazione del 28 agosto, ma soprattutto il caos della assemblea territoriale milanese del venerdì precedente, hanno impedito di rendere operativa la decisione che, a larghissima maggioranza, aveva preso il coordinamento provinciale cioè di essere presenti in quella piazza. Una piazza che comprendeva “gli sfruttati, i colpiti dal montare della repressione, il popolo effettivo delle periferie” ed era tutto tranne che una sgangherata scialuppa per ceti politici come voi l’avete definita con disprezzo.
E’ sufficiente partecipare a queste iniziative per imbastire una reale offensiva contro il fascismo? Sicuramente no. E’ bene collegare la battaglia antifascista con l’iniziativa sociale per la difesa delle condizioni di vita dei “nostri”? Assolutamente si. E’ però totalmente sbagliato porre i due terreni in alternativa e contrapposizione, anzi nei momenti di emergenza democratica (e tra un po’ ci siamo) è addirittura pericoloso. Le due battaglie devono essere condotte assieme. Nostro, quello della organizzazioni di classe, è il compito di farne una sintesi. E sintesi non vuol dire ignorare uno a scapito dell’altro.
Terza questione: le contraddizioni.
Quindi il coordinamento provinciale decide per la partecipazione alla manifestazione del 30 settembre e voi dite che “il voto impedisce qualsiasi forma di riflessione…”
Il fatto è che quando io, la mia organizzazione e molti altri compagni e compagne che in questi mesi hanno lavorato per costruire Potere al Popolo (almeno 20 assemblee territoriali secondo il report nazionale dei vostri compagni dell’ex OPG) chiediamo di fermare il processo divisivo, avviatosi con la decisione di arrivare al voto on line e su statuti contrappost,i, per avere più tempo per una riflessione collettiva, questa argomentazione che voi sollevate per una questione relativamente importante, viene esattamente rovesciata da voi stessi su un tema che invece riguarda proprio l’anima di Pap. In questo caso il voto che impedisce qualsiasi forma di riflessione vi va bene.
Dite, nel vostro primo testo, che non bisogna rincorrere appuntamenti dell’agenda politica di questi soggetti…
Chi segue la pagina facebook di Pap Milano avrà notato che in data 14 settembre è comparso un post in cui si rivendicava la presenza di Pap a una manifestazione dei lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno svoltasi sotto la sede della Pirelli Bicocca. Bene, anzi benissimo,unico neo non aver fatto circolare l’informazione ed esserci andati in pochi. Solo che il video della manifestazione mi pare non collimare con le cose che scrivete. Infatti la manifestazione della Bekaert vedeva una forte presenza della FIOM (sì, quella della CGIL), ma anche bandiere della CISL nonché della UGL, nessuna visibilità invece di un qualche sindacato di base. La manifestazione poi è stata chiusa con una serie di interventi tra i quali quello di Riccardo Rossi (governatore della regione Toscana e oggi di LEU). Avete ben evitato di scriverlo sul vostro post ma questo era.
Per cui di cosa stiamo parlando compagni e compagne? Una battaglia sindacale non è forse un fronte con altri che magari sono strategicamente lontani, oppure che più facilmente niente sappiano di strategia, ma che vogliono conquistare un obiettivo comune a noi?
E quando parlate di “saper dialogare… col sindacalismo di base alternativo a CGIL, CISL e UIL” a cosa vi riferite? Una serie di sindacati di base (CUB, SGB, SiCobas e altri) hanno convocato già da tempo uno sciopero generale per il 26 ottobre. A oggi non avete speso neanche una parola su ciò mentre ogni più piccola iniziativa presa da un sindacato di base specifico (l’USB per intenderci) viene da voi immediatamente rilanciata. Non parliamo poi della battaglia, eroica da molti punti di vista, che le compagne e i compagni dell’area di opposizione stanno conducendo in questi giorni all’interno del dibattito congressuale della CGIL al fine di fare emergere una opposizione alla linea di collaborazione di classe di Camusso e Landini. Non una parola, tutto tace. Sempre e solo USB (ovviamente senza che questo sia stato deciso in nessuna sede democratica di Pap). Con tutto il rispetto ovviamente che ho anche per questo sindacato.
Potrei continuare prendendo ognuna delle vostre affermazioni e mettendo in mostra la differenza tra teorizzato e agito, tra teorizzato e realtà delle cose, tra teorizzato e necessità del movimento di classe.
Purtroppo la piega che stanno prendendo gli avvenimenti nazionali oramai danno un segno preciso della involuzione verso cui sta andando il progetto di Pap. Da movimento unificante si sta rapidamente trasformando in partito plebiscitario con una accellerazione dei tempi imposta in modo scientifico. Avremmo bisogno di uno strumento di raccolta di tutte le energie anticapitaliste che sapesse unire le lotte e le soggettività, si sta andando invece verso un nuovo partito che, se risponde alle cose che avete scritto, avrà una dinamica autoreferenziale incapace quindi di costruire unità, non quella della “vecchia sinistra” ma quella della classe. Anche la dinamica interna poi (chi era alla assemblea di venerdì scorso può capire) va nella stessa direzione: divisione e imposizione di contenuti e metodi.
Cari compagne e cari compagni, Milano nei prossimi mesi sarà un banco di prova di molte questioni sociali, economiche e repressive, alcuni soggetti stanno riflettendo sul come costruire una iniziativa unitaria di risposta a tutto quello che si sta preparando: ragionateci anche voi.
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