Le lotte dei lavoratori della logistica sono diventate un punto di riferimento importante per la lotta di classe che nel nostro paese vedeva da troppo tempo solo mobilitazioni ultradifensive contro lo smantellamento dei pochi diritti ancora non cancellati dall’offensiva padronale o contro la chiusura di aziende e i licenziamenti. Queste lotte, in gran parte organizzate attorno al Si.Cobas, ma in qualche caso anche da altri sindacati conflittuali, sono culminate nella lunga mobilitazione attorno all’hub TNT-Fedex di Piacenza, nel quadro del contrasto al piano della multinazionale americana mirante a ristrutturare pesantemente tutta la sua presenza in Europa attraverso migliaia di licenziamenti e la chiusura di vari impianti.
Il lungo sciopero e il blocco dei cancelli del sito di Piacenza aveva consentito di raggiungere un accordo che sembrava scongiurare la chiusura di quell’impianto. Ma il governo Draghi e le forze politiche che lo sostengono non potevano sopportare il successo di una lotta così importante. Così, all’indomani dello sciopero dell’8 marzo numerosi lavoratori sono stati intimoriti e perquisiti dalla polizia, alcuni sono stati minacciati di “revoca del permesso di soggiorno” e due dirigenti del SiCobas sono stati arrestati, il tutto per ordine della procura della città emiliana. Le accuse erano di “resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesione personale aggravata e violenza privata”.
L’accordo precedentemente sottoscritto alla Prefettura è stato stracciato dall’azienda, mentre la Filt Cgil (come risulta in maniera plateale da alcune registrazioni) ha concordato con la direzione della multinazionale una vera e propria azione di crumiraggio per aiutare l’azienda a dirottare su altri siti e verso altre aziende di subappalto il lavoro da sottrarre al sito che Fedex vuole chiudere gettando per strada centinaia di addetti.
La Filt-Cgil divide i lavoratori
L’ignobile comportamento di alcuni dirigenti della Filt piacentina è stato contestato anche da una coraggiosa presa di posizione numerosi dirigenti e delegati della Cgil che hanno rivolto al proprio sindacato una dura critica, “smentendo chi vuole dividere i lavoratori assegnando patenti di sindacato buono e sindacato cattivo”.
Il ministro leghista Giorgetti, nel frattempo, ha assunto al ministero per lo Sviluppo economico una posizione di smaccata copertura delle manovre padronali della Fedex e di sostegno alla volontà di Cgil, Cisl e Uil di recuperare rappresentatività nell’azienda e più in generale nel settore della logistica, perduto a favore della crescita del SiCobas e del sindacalismo di base. I lavoratori della logistica che venerdì 21 maggio manifestavano a Roma nei pressi della presidenza del consiglio sono stati pesantemente aggrediti dalla polizia, con diversi fermi, feriti, contusi e minacce.
La lotta dunque si è necessariamente allargata a tutti gli altri siti dell’azienda e ad altre imprese dello stesso settore. In particolare a quello di San Giuliano Milanese, dove, martedì 26 maggio, numerosi picchiatori al soldo dell’azienda hanno aggredito i lavoratori con spranghe e pistole taser. Tutto ciò è accaduto con la benevola protezione delle “forze dell’ordine” che, invece che fermare gli aggressori hanno proceduto ad identificare i lavoratori feriti e contusi. Tutta la vicenda è ampiamente e incontestabilmente testimoniata dai video girati dai presenti.
Occorre respingere fermamente l’escalation repressiva contro i lavoratori della logistica e contro il SiCobas e gli altri sindacati conflittuali. Ogni scelta del silenzio indica una sostanziale complicità con le manovre della multinazionale e con l’appoggio che essa ha da parte del governo Draghi e dei suoi ministri.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.