di Giorgio Simoni
Giovedì 28 novembre i lavoratori e le lavoratrici del gruppo ATM sciopereranno per l’intera giornata (con l’esclusione delle fasce di garanzia). In una nota, CUB Trasporti, che ha indetto l’agitazione, evidenzia come “sul progetto di privatizzazione del Trasporto Pubblico Locale dell’area milanese, che prende il nome di “Milano Next” e che sarà formato da un consorzio di cinque società private più ATM, è calato un muro di omertà.”
L’accusa di scarsa trasparenza era venuta, nelle scorse settimane, anche da Basilio Rizzo, consigliere di Milano in Comune, che ha presentato un ricorso al TAR per la Lombardia contro il diniego del diritto di accesso agli atti dell’offerta del consorzio pubblico-privato.
La preoccupazione di fondo del sindacato di base è quella di un progressiva riduzione del ruolo di ATM, la società per azioni interamente controllata dal comune di Milano che attualmente si occupa dei trasporti pubblici in città e nell’hinterland.
Verso uno smembramento di ATM?
“Pezzi importanti come la NET [Nordest Trasporti, una controllata di ATM che gestisce le linee in Brianza] saranno offerti su un piatto d’argento agli “amici” di BusItalia-Autoguidovie. Ma voci insistenti, seppur non ancora confermate, parlano di ben altre perdite, come ad esempio l’intera zona del Comune di Cinisello Balsamo” – si legge nel comunicato sindacale.
Tutto questo mentre l’Agenzia di Bacino, l’ente che dovrà gestire le gare e i nuovi contratti del trasporto pubblico, si trova nel mezzo di una guerra tra comune di Milano e Regione Lombardia.
La Lega Nord ha infatti presentato nella commissione Territorio del consiglio regionale un emendamento alla legge di semplificazione con l’obiettivo di togliere a Milano una parte delle quote detenute nell’Agenzia per trasferirle ai piccoli Comuni.
Guerre di potere sul trasporto pubblico
“Una guerra di potere – scrive CUB Trasporti – tra chi dovrà “governare” la svendita del trasporto pubblico milanese, facendo magari riemergere l’assurda ipotesi di fusione tra ATM e Trenord. Eppure, il Comune di Milano avrebbe un “asso nella manica” per affossare definitivamente le velleità dispotiche di Regione Lombardia e riprendere per sempre il controllo sui servizi di pubblico trasporto: affidare il trasporto pubblico in house trasformando ATM in azienda speciale”.
Il precedente sciopero dei lavoratori di ATM, indetto sempre da CUB Trasporti contro i progetti di privatizzazione, si era svolto lo scorso 27 settembre, in voluta coincidenza con la giornata di lotta internazionale in risposta all’emergenza climatica del movimento “Friday for Future”.
Lo strano ruolo di Legambiente
In quella occasione, Legambiente si era duramente schierata contro l’agitazione, invitando i sindacati “a ripensarci”, perché si sarebbe trattato di “una agitazione vistosamente inopportuna”.
Una presa di posizione che avevamo giudicato strumentale e finalizzata ad a introdurre quelle “divisioni tra i lavoratori dei trasporti pubblici e l’universo di giovani e sigle che intendono partecipare alle manifestazioni per il clima” che l’Associazione ambientalista dichiarava invece di voler scongiurare.
Ma l’ambiguità del ruolo di Legambiente si può leggere anche nelle vicende di alcuni personaggi: è curiosa, ad esempio, in Veneto, la carriera professionale di Andrea Ragona, già presidente di Legambiente Padova, che dal 2017 è presidente di Busitalia Veneto, società del gruppo Ferrovie dello Stato che in quella città gestisce i trasporti pubblici ed è uno dei soggetti parte del consorzio “Milano Next”.
Sciopero anche a Torino
Non solo a Milano i lavoratori del trasporto pubblico denunciano di essere sotto attacco. Venerdì 22 ottobre scenderanno in sciopero i dipendenti di tre aziende che operano a Torino e provincia: GTT, Ca.Nova e Bus Company.
In un volantino, Unione sindacale di Base denuncia come la dirigenza di Gruppo Torinese Trasporti (con socio unico il comune di Torino) sia “ferma nella convinzione che il risanamento aziendale debba passare attraverso la riduzione del costo degli autisti”, esternalizzando linee ad altri vettori e “favorendo così discriminazioni contrattuali, calo del costo del lavoro e perdita di diritti”.
Più soldi per il trasporto pubblico locale!
Ciò che emerge, a nostro avviso, è la necessità di un forte aumento dei finanziamenti per il trasporto pubblico locale, che, pur con diversità da regione a regione, appare ovunque “in sofferenza” e non in grado di rispondere in modo adeguato alle sfide poste, anche in tema di mobilità, dall’emergenza climatica.
Né si deve pensare che la Lombardia, con i suoi vanti di efficientismo, sia esente da problemi. A parte le ben note criticità che investono il servizio di Trenord, anche il trasporto su gomma interurbano appare in grossa difficoltà. Tanto che qualcuno vorrebbe gettare la spugna: il direttore dell’Agenzia del trasporto pubblico di Cremona e Mantova ha ventilato la possibilità di far saltare la gara prevista “a causa dei grossi problemi di budget che hanno gli enti locali, dalla Regione ai Comuni passando per le Province, per quanto riguarda i soldi da mettere sul piatto.”
Ma in tempi di austerità dei bilanci pubblici e ideologia neoliberista, solo una forte mobilitazione sociale potrebbe imporre uno stanziamento di fondi adeguato a un serio rilancio del trasporto pubblico. Un terreno che potrebbe essere fertile luogo di incontro tra l’ecologismo più coerente e i settori sindacali conflittuali.
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