Pubblichiamo il testo del volantino che Sinistra Anticapitalista di Milano diffonderà alla manifestazione del pomeriggio del 15 marzo lanciata in occasione del Climate Strike mondiale.(quello diffuso invece alla manifestazione studentesca del mattino lo trovate quì).
Oggi, in circa 500 città di tutto il mondo, si terranno gli scioperi degli studenti annunciati dalla rete “Global Strike For Future“. Le iniziative sono previste in moltissime città degli Stati Uniti, in quasi tutti i Paesi dell’America latina, in tutta l’Europa e in diversi Paesi africani.
Il movimento che è nato intorno alla figura dell’attivista svedese, Greta Thunberg, (che da mesi, ogni venerdì, salta la scuola e si piazza con un cartello davanti al Parlamento del suo paese così, giorno dopo giorno, la sua protesta è diventata virale, contagiando i suoi coetanei in tutto il mondo) ha raggiunto ormai dimensioni globali. Tutto nasce dalla volontà di indurre un cambio di marcia e una nuova consapevolezza di fronte ai drammatici cambiamenti climatici.
I dati dei ricercatori sono lì a dire che c’è un’emergenza mondiale: il cambiamento climatico in atto. E che c’è davvero poco tempo per invertire la rotta. Solo negli ultimi giorni la politica sembra aver preso nota del fenomeno dei giovani che riscoprono un impegno che sembrava perso fino a poco tempo fa. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) prevede che, se continuiamo al ritmo attuale e superiamo di 1,5°C l’aumento di temperatura media globale rispetto al periodo pre-industriale, vari feedback loops (meccanismi irreversibili, come ad esempio lo scioglimento del permafrost) entreranno in azione provocando un improvviso aumento della temperatura. A quel punto la situazione sarebbe totalmente fuori controllo e nessun intervento umano sarà più possibile. Per evitare questo rischio concreto, dobbiamo dimezzare le emissioni globali di CO2 entro il 2030 e azzerarle al 2050.
Che fare? Il capitalismo verde (la cosiddetta green economy) che molte aziende oggi stanno sviluppando, non è la soluzione. Per un motivo molto semplice: perché il capitalismo è la causa del problema ambientale. Infatti il riscaldamento del globo data da 200 anni, ossia da quando il modo di produzione capitalistico ha cominciato ad estendersi sul pianeta. La “necessità energetica del sistema” dell’uso dei combustibili fossili, è generata e amplificata dalla concorrenza di capitali in lotta tra loro e dalla corsa sfrenata al profitto.
La soluzione? Decisioni democratiche, forti investimenti pubblici e pianificazione economica ed ecologica. Non c’è, insomma, soluzione possibile del problema ambientale senza socialismo o, per dirlo meglio, ecosocialismo. Di fronte alla sfida climatica, esistono solo due logiche, contrapposte: quella dello sviluppo del profitto, che ci porta dritti al disastro, o quella di una transizione pianificata consapevole e democratica, funzionale ai bisogni sociali effettivi (e non a quelli generati dal consumismo di questa società) e ecologicamente sostenibile. Non basta però sperare nel cambiamento: bisogna agire per il cambiamento.
La questione climatica è diventata una questione sociale enorme. Gli/le sfruttati/e e gli/le oppressi/e sono gli/le unici/che sono in grado di dare delle risposte utili ai propri interessi. Nessuno lo farà al posto loro. È troppo tardi per essere pessimisti. “L’unica cosa che possiamo ancora decidere è che cosa vogliamo fare del tempo che ci rimane”.
Ecosocialismo o barbarie: questa è la scelta che si delinea sempre più chiaramente. Il nostro pianeta, le nostre vite, la vita, valgono più dei loro profitti!
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