di Giorgio Simoni
E’ scattato domenica 9 dicembre il “piano” di Trenord, che pretenderebbe di ridurre i numerosi disservizi della rete ferroviaria lombarda attraverso la soppressione di 350 treni.
Due linee ferroviarie vengono chiuse del tutto: la Seregno-Carnate, in Brianza, e la Rovato-Bornato, in provincia di Brescia. Numerose altre vedono la sostituzione di gran parte delle corse con autoservizi. Per altre ancora si ha la riduzione della frequenza oppure il taglio delle ultime corse serali.
Nulla di concreto viene detto sui provvedimenti necessari per risolvere le vere criticità, che si possono dividere in due grosse categorie: quelle che fanno capo a chi opera il servizio, ovvero Trenord, come la cronica mancanza di personale e l’eccessiva anzianità del materiale rotabile; e quelle che riguardano l’infrastruttura, gestita in parte da Rete ferroviaria italiana (società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane) e per il resto da Ferrovienord.
Chi usa il treno, intanto, deve fare i conti con i consueti disservizi, che non sono affatto spariti, ma anche con i nuovi disagi derivanti dal folle piano di Trenord. Un paio di esempi rendono bene l’idea: nella tratta da Pavia a Vercelli gli autobus sostitutivi impiegano due ore e dieci minuti, a fronte di un’ora e trenta dei treni, in gran parte cancellati. Il viaggio tra Seregno e Carnate, in pullman, dura quaranta minuti (secondo la previsione di Trenord, un po’ ottimistica), mentre in ferrovia si poteva fare in sedici minuti.
Naturalmente Trenord ha tenuto a sottolineare che i treni soppressi sono quelli che portavano un minor numero di viaggiatori. Ma questo argomento non ha alcun valore, perché il servizio ferroviario regionale non si basa soltanto sugli introiti delle tariffe pagate dai passeggeri, ma è anche sussidiato con fondi pubblici (statali e regionali), proprio perché svolge una funzione “sociale” nel servire anche territori nei quali la domanda di mobilità è meno forte.
L’impressione che si ricava è che questa vicenda dei “tagli” di Trenord e della complessiva pessima gestione del servizio ferroviario lombardo sia la risultante di diversi fattori:
- in primo luogo, Trenord è sicuramente mal gestita, non essendo in grado neppure di rispettare il contratto che ha stipulato con Regione Lombardia; sotto questo aspetto, è sorprendente che, al di là della sostituzione dell’Amministratore delegato, nessun provvedimento sia stato assunto nei confronti dei dirigenti della società (che sono ben 18);
- in secondo luogo, è ben evidente che, quanto meno negli ultimi vent’anni, si è disinvestito nel servizio ferroviario locale, perseguendo invece il modello di servizi puramente “commerciali”, come quelli ad alta velocità, comprese le infrastrutture ad essi necessari; ed è questo uno dei frutti dell’ossessione dei governi che si sono succeduti per la riduzione della spesa pubblica, amplificando e accelerando lo smantellamento delle strutture e dei servizi pubblici che questa spesa finanzia;
- infine, non pare così fantasioso pensare che portare al collasso una società a proprietà pubblica come Trenord possa essere una buona strategia per poi presentare come ineluttabile la scelta di una “privatizzazione”, sia che assuma la veste della cessione delle quote azionarie, sia che assuma quella della messa in gara dei servizi; sotto questo profilo, appare curioso che il manager scelto come nuovo Amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri, sia stato fino a luglio del 2018 un alto dirigente di Arriva Italia, società del Gruppo Arriva, ovvero di una multinazionale di proprietà delle ferrovie tedesche, con sessantamila dipendenti nel mondo, che non ha mai nascosto il suo interesse per l’eventualità di una messa a profitto dei servizi ferroviari italiani.
Come Sinistra Anticapitalista, esprimiamo la nostra fortissima contrarietà al taglio del servizio ferroviario operato da Trenord dallo scorso 9 dicembre, col sostanziale avallo della giunta regionale lombarda, e ci impegniamo per una forte campagna di massa contro queste scelte. Allo stesso tempo, partecipiamo alle attività del comitato “Atm pubblica”, che si batte contro la privatizzazione dei trasporti pubblici e ha sviluppato un’importante iniziativa contro l’aumento dei biglietti e degli abbonamenti di ATM decisa dalla giunta Sala.
Segnaliamo inoltre che il network studentesco “Rete della conoscenza” ha avviato una raccolta di firme online contro il taglio delle corse di Trenord, che ci sembra condivisibile e sosteniamo.
Foto di Phil Richards
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