Anche in Pap di Milano si sta aprendo il dibattito su come proseguire l’iniziativa politica. Dopo mesi di blocco dell’attività a causa delle tensioni sviluppatesi nel corso della campagna elettorale, nonché sulla valutazione dello stesso risultato del 4 marzo, si ricomincia a discutere e ad agire. Una assemblea metropolitana svoltasi lo scorso 8 giugno ha sciolto uno dei nodi al centro della discussione dando vita ad un coordinamento provinciale, provvisorio fino alla assemblea nazionale di ottobre, formato dai componenti del vecchio coordinamento a cui si aggiungeranno rappresentanti delle varie assemblee territoriali effettivamente operative.
Oggi però su questo dibattito pesa la decisione, presa dal coordinamento nazionale, di accelerare i tempi di organizzazione dando già per operative decisioni che dovrebbero essere prese collettivamente e su cui c’è una discussione in molti territori. Ci riferiamo alla questione della “piattaforma” cioè all’idea di una organizzazione che si basi non già sulle assemblee e sui coordinamenti territoriali quanto su una “piattaforma telematica” di cui, come leggerete sotto, non poche sono le controindicazioni dal punto di vista democratico. Ancora più pesante il fatto che si dia operativa una decisione che dovrebbe essere presa collettivamente dopo una profonda discussione nei territori.
Chi scrive questa introduzione ha partecipato al “tavolo comunicazione” della scorsa assemblea nazionale a Napoli. In quella sede molti, forse la maggioranza, sono stati gli interventi di chi era contrario o fortemente dubbioso sull’utilizzo di questo strumento. Un segnale evidente che su questa forma di organizzazione, che è propedeutica a una determinata struttura organizzativa, sarebbe necessario una vera e democratica discussione. Non fa onore imporre dall’alto le decisioni ne nascondere le posizioni divergenti. Pubblichiamo questo intervento del compagno Marco Panaro (delegato della nostra organizzazione al coordinamento provinciale milanese) come avvio di una discussione che a Milano verrà fatta e sul serio.
LA “DEMOCRAZIA LIQUIDA” DI POTERE AL POPOLO!
di Marco Panaro
Dunque “Potere al Popolo!” ha deciso, tra l’altro, nella riunione del coordinamento nazionale provvisorio del 22 giugno scorso, di dotarsi di una piattaforma on line “che consentirà di iscriversi e poter partecipare più facilmente ai processi decisionali”. Lo strumento scelto è LiquidFeedback, un software gratuito a supporto della circolazione di opinione politiche e della loro approvazione, che nelle intenzioni degli sviluppatori dovrebbe combinare aspetti della democrazia rappresentativa e della democrazia diretta.
Il programma, infatti, può funzionare con il principio “una testa, un voto”, ma consente anche la raccolta, da parte di alcuni membri, della delega di voto di altri membri (un po’ come avviene nelle assemblee condominiali).
LiquidFeedback non è quindi un semplice forum di discussione su internet, ma uno strumento che potenzialmente assurge a vero e proprio “organo decisionale”, entro i limiti decisi da chi lo amministra.
Il sistema non consente il voto segreto. E’ necessaria la registrazione individuale attraverso la compilazione di un formulario, che, nella risoluzione approvata dal coordinamento nazionale, sembrerebbe coincidere con l’adesione a “Potere al Popolo!” (pur essendo possibile anche in forma cartacea).
Si pone qui un primo problema. Com’è possibile verificare le iscrizioni tramite uno strumento puramente digitale?
Tradizionalmente, nelle organizzazioni del movimento operaio, l’adesione del singolo avviene con la frequentazione di una struttura di base, territoriale o di luogo di lavoro, e solo a seguito del rapporto di fiducia e di conoscenza che si instaura con i militanti già attivi viene accettata l’iscrizione dei nuovi candidati.
La partecipazione a un’organizzazione politica presuppone una condivisione del programma e delle idee della stessa, lo scopo non è raccogliere l’opinione del cittadino qualunque, ma quello di formare una collettività di militanti e quadri finalizzata all’azione (in senso anticapitalista, nel nostro caso).
LiquidFeedback – e i concetti di democrazia liquida che si porta dietro – privilegia la discussione e il voto su progetti o idee da parte del singolo individuo atomizzato, con aggregazioni fluide e transitorie nelle forme della delega di voto, e per questo intende porsi al di là delle forme partitiche tradizionali e dell’idea stessa di organizzazione collettiva, compresa quella sulla base dell’appartenenza ad una classe sociale.
E’ da notare, poi, che la piattaforma gestisce il conteggio dei voti tra diverse opzioni contrapposte, non in base al numero assoluto di voti ottenuto da ciascuna, bensì con il Metodo Schulze, ovvero un complesso sistema di valutazione che vuole rappresentare il “grado di preferenza” ottenuto da ciascuna proposta o candidatura.
Si tratta di un diverso sistema di voto, del quale si possono discutere i vantaggi e gli svantaggi, ma che attenendo alle regole fondamentali democratiche dovrebbe essere eventualmente contenuto in una scelta statutaria, prima e non dopo l’attivazione della piattaforma.
La scelta di trasferire tutto questo nella vita di un’organizzazione come “Potere al Popolo!”, sembra ispirata a una fiducia, quantomeno un po’ ingenua, nell’uso della “rete” come strumento neutro che garantirebbe un allargamento degli spazi di democrazia.
Non vi è dubbio, ovviamente, che l’utilizzo di internet può facilitare la circolazione delle idee e anche l’organizzazione di iniziative. Tutti quanti lo sperimentiamo da tempo.
Ma siamo davvero disposti a delegare a una piattaforma elettronica la discussione politica, l’elaborazione della strategia e della tattica, l’organizzazione militante di una formazione anticapitalista?
Questa scelta favorirà la partecipazione attiva o piuttosto la deresponsabilizzazione dietro l’anonima digitazione sulla tastiera di un pc o di uno smartphone? Non tenderà ad alimentare la confusione tra mondo reale e mondo digitale, creando più “leoni da tastiera” che militanti anticapitalisti?
La piattaforma consentirà una discussione che tenga conto di tutte le diversità di esperienza e di cultura politica che animano “Potere al popolo!” o tenderà ad appiattire il dibattito in un bianco / nero, senza sfumature, su ciascuna singola proposta?
Chi determinerà le regole decisionali e i meccanismi di funzionamento della piattaforma? Su quale spazio fisico sarà installata?
Che ne sarà dei compagni e delle compagne che hanno poca o nulla dimestichezza con l’uso di internet?
Sono tutti interrogativi che avrebbero richiesto senza dubbio un maggior approfondimento e, quanto meno, un congruo periodo di sperimentazione in affiancamento alle forme di discussione e decisione politica più tradizionali.
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