Pubblichiamo il testo del volantino che Sinistra Anticapitalista di Milano distribuirà alle manifestazioni del Primo Maggio:

PRIMO MAGGIO: RIPARTIRE CON LE LOTTE

Di lavoro si continua a morire. Antonio Limonta, di Vimercate, è la diciottesima vittima in Lombardia dall’inizio dell’anno, la 154° in tutta Italia, mentre l’Inail parla di 1029 caduti nel 2017. La FIOM, consuetudinariamente, ha approvato un ordine del giorno che chiede una generica mobilitazione e non uno sciopero generale nazionale di tutte le categorie. Abbiamo sentito ancora una volta le parole di cordoglio di politici che da decenni hanno responsabilità di governo, e quindi della distruzione delle tutele e dei diritti.

 

Lo scorso 28 febbraio CGIL CISL UIL hanno firmato un accordo unitario con Confindustria sui “Contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva”. E’ un nuovo durissimo colpo alla classe lavoratrice, alle sue possibilità di contrattazione e lotta, un’ulteriore vittoria dei padroni, come ha sottolineato Il Sole 24 Ore. Le direzioni sindacali, totalmente subordinate alla logica capitalista, hanno voluto chiudere l’intesa prima delle elezioni politiche, per la preoccupazione di trovarsi in una situazione di instabilità con un governo dai contorni difficilmente individuabili.

 

La situazione di difficoltà del movimento operaio è comune a tutti i paesi europei. Anche il tanto sbandierato  rinnovo contrattuale dei metalmeccanici tedeschi presenta lati oscuri. In caso di «cattiva situazione economica», l’impresa, con l’accordo dell’IG Metall, può rimandare il pagamento della parte fissa degli aumenti in busta paga o sopprimerla del tutto. È stata negoziata una riduzione individuale dell’orario fino a 28 ore, ma il prezzo da pagare è la possibilità, per i datori di lavoro, di moltiplicare le assunzioni a 40 ore, mettendo in discussione la settimana di 35 ore da tempo conquistata. Tuttavia, la recente esplosione delle lotte in Francia, a partire dai ferrovieri, dimostra che in nessun paese la classe è completamente domata.

 

L’ipotesi della multinazionale Amazon di dotare i propri dipendenti italiani di un bracciale elettronico che ne controllasse l’attività lavorativa ha portato la totalità del mondo politico istituzionale a gridare ipocritamente allo scandalo. Tutti costoro hanno finto di non sapere quanto terribili siano già ora le condizioni di lavoro all’interno del gigante dell’e-commerce, come in tutto il settore della logistica e della grande distribuzione. Ikea si è contraddistinta a sua volta per la ferocia con cui ha deciso il licenziamento di delegati sindacali e lavoratori “scomodi”.

 

Le elezioni ci hanno consegnato un paese spostato a destra, com’era inevitabile dopo anni di pesanti arretramenti della classe lavoratrice. Le lotte, che pure si sono prodotte in questi anni contro la riforma Fornero, il Jobs Act e la buona scuola, sono rimaste limitate nel tempo e separate tra loro. La povertà, la disuguaglianza crescente e la precarizzazione delle condizioni di vita hanno frammentato il tessuto sociale della classe. Qualunque sarà lo sbocco delle consultazioni in atto, sappiamo che qualunque governo diventerà lo strumento per un’ulteriore offensiva economica e sociale capitalista.

 

Per ottenere miglioramenti significativi delle proprie condizioni di vita è necessario che i lavoratori e le lavoratrici ritornino a essere protagonisti del conflitto sui luoghi di lavoro. Si tratta di ricostruire da zero, o di rinnovare in profondità, le strutture organizzative di base essenziali della classe, i cui diversi settori, italiani e immigrati, giovani e anziani, pubblici e privati, precari e non, devono saper ritrovare l’unità dei propri interessi. Rilanciare il sindacalismo conflittuale e di classe, smetterla con le competizioni delle sigle del sindacalismo di base tra loro e con chi costruisce correnti classiste in Cgil, è la precondizione perché delle lotte efficaci possano svilupparsi nel prossimo futuro.

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