Mentre si scaldano i motori per il rinnovo del nuovo contratto integrativo aziendale, continua in un assordante silenzio mediatico (ma anche sindacale), la vertenza legale per fare rientrare al lavoro i/le licenziati/e IKEA.
Martedì 27 marzo infatti si sono tenute tre udienze di tre delle cause aperte contro i licenziamenti e non ancora risolte:
Luca , licenziato nel novembre del 2016 e reintegrato dal giudice del lavoro alla fine del luglio dello scorso anno, ha affrontato la terza udienza dell’appello intentato da IKEA contro, appunto, la decisione di reintegro. L’udienza, dopo l’ascolto di alcuni testimoni, si è chiusa con un nuovo rinvio al 16 maggio quando dovrebbe tenersi l’ultima seduta prima dell’emissione della sentenza definitiva che dovrebbe uscire entro luglio… forse.
Marica e Francesca, protagoniste alcuni mesi fa, di una lunga polemica sulla stampa e anche di momenti di mobilitazione, hanno invece affrontato un passaggio del primo grado di udienza alla fine dei quali deve essere emesso il provvedimento di reintegra, il primo passaggio di un lungo percorso di sentenze ed appelli.
A loro si aggiunge Mauro, l’altro delegato SGB licenziato assieme a Luca per avere svolto con coscienza il loro compito di difesa e organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici, anche lui (assolto sempre assieme a Luca dal processo penale a cui li ha sottoposti l’azione di IKEA) reintegrato ma in attesa dell’appello che inizierà il 25 settembre prossimo.
Intanto si avvicina il momento in cui anche i pochi soldi della NASPI non saranno più percepiti per scadenza dei termini.
Mesi, anni di attesa per poter tornare al lavoro dopo essere stati colpiti e colpite da provvedimenti di licenziamento. Mesi, anni senza stipendio, in una condizione materiale e psicologica difficilissima.
Evidente la strategia di IKEA, basandosi su uno strapotere materiale e puntando al logoramento della capacità di resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici colpiti dai licenziamenti, vuole arrivare alla fine di questa vicenda obbligando tutti e tutte a cedere le armi e ad andarsene (magari arrivando a un certo punto a proporre una transazione economica).
Intanto la politica aziendale continua sulla strada contro cui lottavano appunto Luca e Mauro: l’attribuzione di sempre più ampi settori di lavoro a ditte e cooperative esterne, frequenti cambi di appalto, peggioramento costante delle condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti e delle dipendenti, prepotenze continue mescolate a paternalismo e distruggendo nel frattempo l’organizzazione sindacale.
Poco più di due mesi fa c’è stato il cambio di appalto dei lavoratori addetti alla cura e alla sistemazione dei posteggi mentre è in corso quello dei lavoratori addetti alle pratiche di portierato e sicurezza.
Tutto quello che fanno gli altri padroni della grande distribuzione e della logistica e i padroni più in generale: dividere al massimo ruoli e funzioni, scorporare tutti i rami d’azienda possibili in modo da poter imporre condizioni di lavoro vicine allo sfruttamento schiavistico.
Occorre sviluppare la massima solidarietà possibile ai licenziati e alle licenziate dall’IKEA partendo dai momenti di mobilitazione che ci saranno nel prossimo periodo a partire da quella del Primo Maggio ma anche sviluppando azioni di sostegno materiale alla loro capacità di resistenza. Il loro futuro è emblematico e darà un segno alle prossime lotte. Mauro, Luca, Marica e Francesca devono resistere un minuto più dell’IKEA e il compito di tutti e tutte coloro che hanno a cuore la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici devono assumerselo come obiettivo.
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