di Pietro Manzoni
Siamo ancora a riparlare del tema che avevamo già affrontato nei mesi scorsi e che è relativo alla “riforma sanitaria” varata dall’ormai dimissionaria giunta delle Regione Lombardia e che passa sotto il nome di Gestore Sanitario. Una riforma che si dovrebbe occupare di cittadine e cittadine affetti da patologie croniche (si calcola che i soggetti interessati siano 3.500.000)
Tale riforma è stata varata con ben 2 delibere, la N° 6164 del 31/1/2017 e la N° 6551 del 4/5/2017 e per le quali alleghiamo questo link per ulteriori approfondimenti. ( http://www.vittorioagnoletto.it/2017/05/15/sei-malato-non-chiamare-il-medico-ora-ce-il-gestore-lultima-follia-contro-la-nostra-salute/ )
Le 2 delibere sono soggette ad un ricorso delle organizzazioni sindacali dei medici presso il TAR della Lombardia per incostituzionalità.
In sostanza le due delibere, che vogliamo ricordare, non hanno visto il confronto con i gruppi consiliari e quindi nessun voto (questo è uno dei motivi di ricorso per incostituzionalità), prevedono sostanzialmente la costituzione del Gestore Sanitario e le modalità operative.
Va precisato che il Gestore non necessariamente deve essere un professionista della sanità. Anzi nella maggioranza dei casi è una società o una cooperativa privata accreditata, cioè convenzionata con la Regione (quindi privata ma finanziata da denaro pubblico). Scegliere il Gestore significa sostanzialmente affidare il percorso di cura della propria patologia (con un vero proprio patto di cura) e che vede praticamente esautorato il medico di base. Il Gestore, a sua volta, dovrà impostare il piano di cura con criteri di “risparmio”, un risparmio che vorrà dire semplicemente tagliare le cure ai pazienti.
Il Gestore (che abbiamo detto può essere un privato) deve comunque avvalersi di professionisti del settore sanitario, anche medici di base, che diventano co-gestori.
In questo senso, la Regione Lombardia ha attivato, attraverso l’Assessore della Sanità, la ricerca di adesione dei medici di base al progetto. I dati forniti dalla stessa Regione, contestati comunque dalle organizzazioni dei medici di base, ci dicono che nell’ambito regionale vi è stata un’adesione complessiva attorno al 50% ( a Milano il dato non supera il 25/30 per cento).
Per quello che riguarda invece i malati, campagna di adesione sarebbe dovuta partire successivamente alle date di promulgazione delle delibere (quindi dopo il Maggio dello scorso anno) ma in realtà è iniziata addirittura nel 2016, con la complicità di alcuni medici di base, evidentemente allettati dalla prospettiva di nuovi ulteriori guadagni, che hanno aperto i propri studi alla società CReG (Chronic Related Group)
In questi incontri con i pazienti, per lo più individuali. veniva prospettato il piano di cura (da sottoscrivere immediatamente nella migliore tradizione dei venditori porta a porta) sostenendo che il malato non doveva più preoccuparsi di lunghe file e di interminabili attese per le visite specialistiche. Si sarebbero occupati loro ( i Gestori) di questa incombenza, carpendo così la fiducia di malati, in molti casi gravi.
Ciò senza per altro informare sugli aspetti, anche negativi, che il percorso di cura sottoscritto comporta. (vale la pena leggere approfonditamente il link pubblicato sopra). A partire dal 15 gennaio stanno arrivando nelle case di quanti hanno sottoscrito il patto di cura una lettera con il logo della Regione, con a firma del Dott. Marco BOSIO, Direttore Generale di ATS Milano Città Metropolitana.
L’obiettivo della Regione Lombardia è quello di dimostrare che vi è “adesione” una alta adesione al progetto spacciando come consenso informato la fiducia carpita in buona fede ai soggetti malati, per poi passare alla seconda fase di estendere il patto di cura ad altri.
Questa manovra che accentua il processo di privatizzazione della sanità va immediatamente respinta e due sono le iniziative di lotta da adottare. La prima già in corso che riguarda il ricorso al TAR della Lombardia. La seconda diventa quella, per gli interessati, di rivolgersi al proprio medico di famiglia e strappare la lettera.
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