di Giorgio Simoni
Secondo quanto riportano Il Giorno e altre testate online, tra le quali il Corriere della Sera, starebbe per arrivare un aumento delle tariffe del trasporto pubblico a Milano e nell’hinterland.
Addirittura, il biglietto ordinario urbano potrebbe arrivare a costare due euro, rispetto all’attuale prezzo di 1,50 euro.
I rincari, ancora da ufficializzare, sarebbero giustificati, secondo l’Amministrazione comunale, dall’aumento dei costi di gestione per il mantenimento della rete del trasporto pubblico.
Sul questo tema “stiamo facendo simulazioni, obiettivamente col servizio che si dà io credo ci sia spazio per un ritocco, però tutto ciò dipende dalla compatibilità di bilancio”, ha detto il sindaco Giuseppe Sala, secondo quanto riporta Il Giorno.
Le dichiarazioni di Sala
“Venerdì – ha spiegato Sala – porteremo le linee guida alla giunta e poi ne discuterà il consiglio. Certo è che nelle grandi città internazionali i servizi sono servizi di qualità e il prezzo deve tener conto che un equilibrio di bilancio va mantenuto”.
Sui tempi per un possibile rincaro del ticket, “due giorni di pazienza e porteremo le linee guida nella giunta di venerdì”, ha risposto il sindaco.
Per parte nostra, come Sinistra Anticapitalista, non possiamo che dirci totalmente contrari a un’ipotesi di incremento che potrebbe arrivare addirittura al 33% del prezzo attuale, valore assurdo, poiché il tasso d’inflazione medio nel periodo da settembre del 2011 (data dell’ultimo incremento del prezzo dei biglietti) a settembre 2017 è stato pari all’1,1% e quindi, cumulativamente, non superiore al 6%.
Volendo fare i ragionieri, l’aumento del costo del ticket, allineato con l’indice dei prezzi generale, non dovrebbe superare gli otto centesimi.
Opponiamoci all’aumento delle tariffe!
Ma la manovra sulle tariffe sarebbe sbagliata, anche se fosse decisa in una misura più contenuta.
E’ vero che il trasporto pubblico milanese funziona meglio che in altre città italiane (ma dipende sempre da chi si prende come paragone), ma non è tutto oro ciò che luccica.
Il parco dei veicoli utilizzati ha un’età media inaccettabile (circolano ancora autobus con motorizzazione euro 3), la velocità della rete di superficie è bassissima rispetto alle realtà europee confrontabili, per la carenza di provvedimenti a tutela dei mezzi pubblici, come le corsie riservate e i semafori asserviti, la rete notturna è stata di recente ridimensionata nei giorni da domenica a giovedì, così come le frequenze nei giorni festivi, solo in parte poi ripristinate.
Nemmeno gli investimenti futuri in metropolitane sembrano giustificare l’aumento del prezzo: sia perché si tratta di opere il cui costo dovrebbe gravare sulla fiscalità generale e non solo sugli utilizzatori del trasporto pubblico, dato che respiriamo tutti e tutte la stessa aria (inquinata); sia perché tra gli interventi in programma, ce ne sono alcuni fortemente discutibili, come il prolungamento della metropolitana 5 a Monza, che si è guadagnato una bocciatura secca nell’analisi costi-benefici redatta dal Politecnico di Milano.
Un’altra stangata per lavoratori e lavoratrici!
E non bisogna dimenticare che viviamo in un contesto in cui gli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici non aumentano, ma cresce invece la disoccupazione, per cui la massa salariale complessiva diminuisce.
Tradotto: chi ha un lavoro si trova, a parità di stipendio, a dover mantenere un maggior numero di familiari, tra cui i figli: la disoccupazione giovanile in Italia – dati di luglio 2017 – è al 37%, in aumento, il terzo dato più elevato dopo Grecia e Spagna.
Insomma, l’aumento delle tariffe sarebbe un’ulteriore stangata sulle spalle dei salariati e delle salariate, che già faticano ad arrivare alla fine del mese.
Se l’aumento delle tariffe verrà davvero deciso dal Comune di Milano, Sinistra anticapitalista proporrà alle altre forze politiche, sociali e sindacali, a partire da quelle che stanno costruendo la lista elettorale “Potere al popolo”, una forte campagna di massa contro questo provvedimento, arricchita da tutte le azioni che possano essere utili a bloccarlo.
Cosa vuole fare la sinistra?
Possiamo mettere in campo tanto iniziative legali, quanto forme di lotta radicali (autoriduzione, sciopero dell’abbonamento, etc.).
E’ evidente che le lagne della destra cittadina in proposito non sono realmente credibili, sono semplici ragli d’asino, dal momento che, quando ha governato, non si è fatta scrupolo di adottare misure simili e altri tagli alle spese sociali.
E nemmeno sono credibili le prese di posizione del Movimento 5 stelle. A Roma, la sindaca Virginia Raggi sembra ben lontana dal poter offrire un servizio di trasporto pubblico decente ai propri cittadini: oltre il 15 per cento di corse soppresse su bus e metro nei primi dieci mesi del 2017.
A Torino, la sindaca Chiara Appendino ha appena varato una ristrutturazione delle linee di superficie che, pur con qualche tratto di effettiva razionalizzazione, nasconde una riduzione del livello di servizio offerto.
Per non morire di smog
I livelli elevatissimi di inquinamento atmosferico che si sono visti a Milano in questi giorni, nonostante la pioggia, ci ricordano la necessità di misure drastiche, che comprendano anche il blocco delle attività produttive e dei grandi esercizi commerciali, nei giorni di “picco” dello smog, senza riduzione del salario dei lavoratori interessati.
Spetta dunque alla sinistra, la sinistra vera, non quella corrotta da improbabili ipotesi di alleanze per governare “condizionando” il Pd, il compito di costruire una campagna contro l’aumento delle tariffe, per il potenziamento del trasporto pubblico, per la gratuità dello stesso per coloro che hanno un reddito mensile inferiore a mille euro, per la riduzione del differenziale di prezzo tra città e hinterland.
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