dalla pagina Facebook di Sinistra Alternativa di Sesto San Giovanni.
Lunedì 9 ottobre il Consiglio Comunale di Sesto San Giovanni ha posto la parola fine al progetto di realizzazione di una nuova sede per il locale Centro islamico.
Si è così chiuso bruscamente un iter amministrativo lungo la bellezza di 9 anni. Anni di contatti frequenti tra l’amministrazione e la locale comunità islamica, in cui si è lavorato per dare una casa dignitosa per la preghiera e le attività ricreative, sociali e culturali promosse da una comunità particolarmente aperta alla socializzazione, sempre pronta a condannare ed arginare ogni fenomeno di radicalismo ed attenta a condividere i propri eventi con la città tutta. Tutto ciò lunedì sera si è interrotto e a nulla sono valse le ripetute richieste di dialogo costruttivo avanzate dai dirigenti del Centro islamico. Il pretesto accampato dai nuovi amministratori per giustificare il proprio ferreo Niet è stato quello di inadempienze tecniche (oggettivamente riscontrate) rispetto ai contenuti di una convenzione urbanistica stipulata in un recente passato.
Certo, molto ci sarebbe da ridire sul modo blando, superficiale e contraddittorio in cui la precedente Giunta di centrosinistra ha gestito l’intera vicenda, sempre titubante sul da farsi, senza mai dare il via definitivo ad un progetto che potesse risultare risolutivo. Ma non è sicuramente questo il punto su cui vogliamo incentrare la discussione. Ciò che colpisce è il furente delirio ideologico che ha animato l’operato dei nuovi amministratori. È prevalsa l’ansia di non far realizzare la moschea, l’istinto islamofobo di stampo destro-leghista che ha zittito qualche flebile voce civica che pure si era levata nella nuova maggioranza per una linea più prudente e disponibile al dialogo. È prevalsa la logica della incombente campagna elettorale per le elezioni regionali rispetto alla concreta risoluzione dei problemi. Perché naturalmente il problema di dare una casa dignitosa in cui la comunità islamica possa ritrovarsi c’era prima e c’è ancora di più adesso. Misure come la chiusura a qualsiasi forma di dialogo con un gruppo nutrito di cittadini sestesi sono il sintomo evidente di una amministrazione che vuole comandare più che governare, che interpreta la guida della città come un trampolino di lancio in vista di nuovi e più lucrosi scranni della politica. Intanto, i problemi restano e si aggravano. Perché siamo convinti che sbattere la porta in faccia alla comunità islamica su un tema così delicato sia il modo migliore per infrangere ogni prospettiva di integrazione e per favorire tendenze radicali ed estremistiche in grado di far proseliti anche in Lombardia, come i fatti di cronaca hanno più volte dimostrato. La chiusura al dialogo mette in evidente difficoltà proprio quelle tendenze islamiche più moderate che dovrebbero essere il più importante alleato nella lotta contro ogni forma di fanatismo religioso. Ma questo la selfie-giunta destrorsa non lo può o non lo vuole capire. Prevale una logica da campagna elettorale permanente che trova più appetibile assecondare gli istinti più stomachevoli dell’elettorato piuttosto che essere al timone dei cambiamenti in atto nella nostra società.
E adesso? Adesso si ricomincia. Al fianco del Centro islamico sestese e di tutti coloro che si battono per una città libera, aperta e dialogante, lottando insieme per quel diritto alla dignità, visibilità e vivibilità di ogni fede religiosa che, come dice la Costituzione, non può essere così ottusamente negato.
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