di ORIANA LISO (dal sito Repubblica.it 29 settembre 2017)
Hanno occupato la sala del consiglio della Città metropolitana di Milano: sono i lavoratori precari dell’ex Provincia, che aspettano ormai da tempo la stabilizzazione promessa, e mai attuata, anche dopo la riforma Delrio. Una decina di dipendenti – in rappresentanza di tutti gli altri – hanno dormito tra i banchi della sede di Palazzo Isimbardi, e assicurano: “Non andremo via da qui fino a quando non ci daranno certezze sul nostro futuro”. Il contratto di 33 precari, rinnovato periodicamente a tempo da dieci anni, scade con la fine di settembre: vuol dire da ottobre trovarsi senza stipendio, “ma con mutui e bollette da pagare”, accusano i lavoratori che ricordano: “Noi garantiamo l’erogazione di servizi fondamentali e da lunedì rimarremo a casa”. Prima di decidere l’occupazione e di srotolare striscioni e sacchi a pelo, i precari hanno avuto un confronto – anche acceso – con l’amministrazione.
Il presidio-occupazione proclamato dalla sigla Usb è scattato sabato, al termine di una assemblea di tutti i lavoratori. Due le questioni che hanno portato alla protesta, non la prima negli ultimi anni: “Non è pervenuta nessuna risposta sulle risorse necessarie al mantenimento dei servizi fondamentali, quali scuole , strade, sicurezza ambientale, malgrado le continue sollecitazioni, nè da parte del governo nè da parte del sindaco Sala che non si è assunto alcun impegno in tal senso, sfuggendo, anzi, al confronto”, accusa la Usb Lombardia. E continua: “A tutto questo si aggiunge il problema dei lavoratori precari ancora senza contratto e i mille dubbi che ancora gravano sul salario accessorio”.
Con la fine di settembre, infatti, scade anche la presentazione dei bilanci delle Città metropolitane e quello di Milano, come di altre città, è ben lontano da essere in sicurezza. Anche per questo motivo lunedì il sindaco Beppe Sala sarà a Roma, con gli altri sindaci delle Città metropolitane italiane, per incontrare il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: da lui aspettano risposte sulla copertura economica dei servizi che – altrimenti – rischiano di saltare.
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