Credevano che la minaccia di uno sfratto eseguito con la forza avrebbe spaventato tutti, e invece si sono scontrati con la determinazione di attiviste/i e solidali.

Mentre sindaco e assessori hanno finto di intavolare una trattativa, le associazioni della Casa in Movimento hanno dapprima dimostrato che i locali sono occupati legittimamente, in forza della consegna delle chiavi da parte delle precedenti amministrazioni. Non solo: si sono dette disposte a regolarizzare la situazione sottoscrivendo un contratto e versando un affitto.

Apertura avvenuta nonostante la gratuità di tutte le attività e iniziative che si svolgono in Via Neruda 5 e nonostante la Casa creda che gli spazi gestiti da organizzazioni della società civile debbano essere affidati gratuitamente a chi svolge sul territorio un importante lavoro di coesione sociale e inclusione; nonostante la Casa rifiuti il principio mercantilistico introdotto dal governo Monti nel 2013 e fatto proprio dalle precedenti giunte di centro-sinistra, secondo cui i beni comunali debbano essere messi a valore e quindi affittati a titolo oneroso.

Ma la giunta leghista non ha voluto sentire ragioni, suggerendo l’idea che il suo obiettivo politico fosse semplicemente chiudere un luogo aperto e critico in cui – tra le tante cose – si diffonde gratuitamente cultura, si insegna italiano alle nuove colognesi e in cui le comunità migranti hanno modo di insegnare a bambini e ragazzi di seconda generazione la lingua del paese di origine.

E così, a fine giugno è arrivata l’ordinanza di sfratto, con cui si intimava di lasciare gli spazi entro un mese.

La Casa non ci è stata; dopo le trattative, le iniziative pubbliche volte a far conoscere la realtà colognese che la giunta voleva chiudere, e grazie anche al sostegno economico di coloro che hanno frequentato e frequentano gli spazi di via Neruda, le associazioni della Casa hanno fatto ricorso al TAR, che ha immediatamente sospeso l’ordinanza di sfratto riservandosi di decidere ai primi di settembre.

Di fronte a questo successo (che è costato circa 9500 euro di avvocati alla giunta leghista) il sindaco ha deciso di tornare a trattare. La Casa in movimento non chiedeva altro, il TAR ne ha preso atto e ha aggiornato l’udienza a fine ottobre.

L’unico problema è rappresentato dalle premesse alla trattative: oltre a un affitto di circa 4800 euro annui, l’amministrazione ha chiesto ben 22000 (ventiduemila) euro di arretrati.

Questa cifra, impressionante di per sé, è una richiesta spropositata per un gruppo di uomini e donne che dedicano gratuitamente il loro tempo libero all’attivismo e svolgono gratuitamente la loro attività verso colognesi nativi e migranti.

Siamo sicuri che la Casa non sarà sola durante la trattativa, ma avrà accanto tutti coloro che credono nei principi di solidarietà, uguaglianza, democrazia, antirazzismo e antifascismo, determinati a difendere un luogo in cui viene alimentata una cultura critica e la ricchezza delle relazioni.

Sinistra anticapitalista ci sarà, appoggiando e sostenendo tutte le azioni che il collettivo della Casa in movimento deciderà di intraprendere con l’obiettivo di tenere aperto e vivo lo spazio di via Neruda, come avviene ormai da undici anni!

Per chi volesse conoscere da vicino la Casa, il prossimo appuntamento è per domenica 1 ottobre: a partire dalle 16:00 è previsto un baratto per scambiare oggetti e servizi senza denaro, seguito alle 19:00 da un aperitivo conviviale.

Maggiori informazioni su: laboratoriocologno.casainmovimento.org

Cologno monzese settembre 2017

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