Mentre in Sicilia i giochi sembrano oramai fatti (vedi questo articolo di popoff quotidiano: Fava e Navarra), in Lombardia tutto tace. Ci riferiamo a cosa faranno i partiti della cosiddetta sinistra per le prossime elezioni regionali. Candidato unico ? Partecipazione alle solite primarie del PD? Più candidati per diversi schieramenti? Il mistero è totale.
E’ probabile in realtà che trattative siano in corso ma che ancora si sia lontani da un accordo. Del resto anche alla kermesse del 19 luglio in camera del lavoro ci si è ben guardati anche solo dal citarle le elezioni regionali. E mentre Onorio Rosati di MDP in quella sede lanciava strali contro Renzi, negli stessi giorni si sedeva al tavolo con il PD lombardo per discutere di candidati e primarie.
L’oramai certo candidato del PD Giorgio Gori ha ben chiaro cosa fare. La scelta di organizzare un comitato di sindaci per il SI al referendum burla del 22 ottobre (quello sulla autonomia lombarda organizzato da Maroni) la dice lunga sulla internità di Gori e del PD lombardo alle politiche reazionarie e liberticide di tutto il PD.
Qualsiasi discorso sulla “autonomia dei territori” fa semplicemente ridere.
Forse, lo vedremo, si riuscirà a raggiungere una candidatura unitaria della “sinistra” ma le premesse politiche sono delle peggiori. Ancora una volta l’impostazione di tutti, così come quella predominante oggi in Sicilia, è di resuscitare il “centro sinistra” ben pronti ad arrivare dopo il momento elettorale ad un accordo con il PD per “condizionarlo da sinistra”.
Ben lontani da quello che sarebbe necessario: una proposta politica di rottura totale col PD e col liberismo che parta da una mobilitazione di tutti e tutte quelli e quelle che hanno a cuore gli interessi dei lavoratori, dei giovani, delle donne, degli immigrati che sono colpiti duramente dall’austerità autoritaria di Gentiloni, Minniti e Renzi.
Anche il PRC, per bocca del segretario milanese Matteo Prencipe, auspica si arrivi in Lombardia allo stesso risultato siciliano con buna pace del segretario nazionale Acerbo che sostiene in una nota l’accordo siciliano, dove Rifondazione ha fatto una svolta di 360 gradi nel giro di tre giorni, non essere riproducibile a livello nazionale. Sarà ma i segnali che vanno in senso opposto si moltiplicano.
Per parte nostra pensiamo vi sia necessità, in Lombardia come nazionalmente, che emerga una proposta politica anticapitalista. Ne parleremo ancora.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.