di Giovanni Urro.
Città della Salute e della Ricerca è uno dei maggiori appalti pubblici in corso in Europa: 500 milioni € stanziati dalla Regione Lombardia per spostare due grandi poli ospedalieri come l’Istituto Neurologico Besta e l’Istituto Nazionale Tumori da Milano in quel di Sesto San Giovanni, nelle aree ex-industriali Falck oggi in via di rapida cementificazione. L’appalto è frutto della collaborazione tra Regione Lombardia, governata dal Centrodestra a trazione leghista, e l’Amministrazione comunale di Sesto San Giovanni, (sempre meno) saldamente in mano al PD. La realizzazione prevista è imponente: oltre 200.000 mq di polo ospedaliero sottratti a quello che doveva essere il grande parco urbano delle aree industriali dismesse Falck.
L’opera si pone, infatti, all’interno di un ben più ampio intervento di riqualificazione (la chiamano così) urbana a firma dell’archistar Renzo Piano che interessa oltre 1.200.000 mq di superficie di proprietà della holding immobiliare Milanosesto. Si tratta delle aree industriali dismesse più grandi d’Europa su cui si è misurata l’urbanistica contrattata in chiave riformista: si concedono ai palazzinari cemento e suolo in cambio di opere pubbliche e di oneri di urbanizzazione che arrivano come una boccata d’ossigeno per le casse comunali rese sempre più asfittiche dai continui tagli dei Governi pro-austerity europea. Il tutto in un contesto in cui sono ben visibili sul territorio gli effetti nefasti della crisi: basta guardare il deserto delle ultime realizzazioni urbanistiche a firma Caltagirone. Allora ci si chiede: a che pro costruire nuove case se quelle già realizzate giacciono invendute? Per rispondere a questa domanda è intervenuta la progettazione di Città della Salute, autentico polo d’eccellenza sanitaria che potrebbe effettivamente dare un senso ai nuovi quartieri previsti. Ci si è chiesti: ma se Città della Salute (struttura realizzata con soldi pubblici) funge da volano per la valorizzazione di un progetto immobiliare palesemente sterile in sé, perché non utilizzare suolo privato per la sua realizzazione invece di sacrificare il grande Parco urbano Falck? Lo scippo di buona parte del verde pubblico è avvenuto, invece, senza colpo ferire, anzi sotto l’egida dell’assessore all’Ambiente targato Rifondazione Comunista!!! Mala tempora currunt…
S’avanzi, dunque, la Città della Salute! S’avanzi!, pur sapendo che la sanità lombarda è divenuto ambito privilegiato d’interesse della ‘ndrangheta. S’avanzi!, nonostante l’Istituto Tumori sia praticamente nuovo di pacca nel suo attuale sito. S’avanzi!, nonostante nessun criterio giustifichi la prossimità delle due strutture specialistiche ed anzi l’ABC della pianificazione sanitaria predichi la necessità di un ospedale generalista. S’avanzi!, infine, anche se l’iter sin qui sostenuto (e siamo solo agli inizi) abbia già evidenziato episodi di corruzione svelati dalla magistratura.
E qui veniamo all’oggi perché è di questa settimana la notizia dello stop alla realizzazione del polo ospedaliero a causa di una scorrettezza procedurale nella gara che ha portato all’assegnazione del mega-appalto a Condotte d’Acqua SPA. Proprio a gara in corso, infatti, e in relazione ad episodi di corruzione a quella riconducibili, erano finiti in manette due vecchie conoscenze di Mani Pulite: il sempreverde DC Gianstefano Frigerio e l’inossidabile compagno G, Primo Greganti. Insieme a loro anche Enrico Maltauro, capofila dell’omonimo gruppo finanziario che stava partecipando alla gara d’appalto per Città della Salute. Un vero guaio per Regione, Comune e affiliati che pensarono allora di risolvere il tutto con una bella lavata di faccia: invece di annullare il procedimento e rifarlo ex novo come il buon senso suggeriva, nominarono commissari della gara dei professionisti estratti a sorte a garanzia dell’assoluta imparzialità del loro giudizio. Oggi il Consiglio di Stato ha giustamente inficiato tutta la procedura, come peraltro ampiamente prevedibile.
E la politica? La politica spinge sulle ali degli affari multimilionari che riguardano questa vicenda. E’ una politica trasversale, che va dal centrosinistra sestese in cui risultano pienamente integrati anche SEL-SI e Rifondazione Comunista, alla Regione Lombardia di Formigoni prima e di Maroni poi. Il tutto sotto il manto della Grande Madre protettrice che qui si chiama Comunione e Liberazione, nelle sue articolate diramazioni, da quelle che controllano le bonifiche a quelle che riguardano la Sanità. Nulla sfugge a questo coacervo di interessi così ben articolato: è il capitalismo versione padana.
Stenta, purtroppo, a decollare un vero movimento di opposizione a questa colossale abbuffata di soldi pubblici e di suolo cittadino sprecato. I movimenti che già in passato avevano manifestato la loro contrarietà alle speculazioni in corso sono evaporati mentre il vessillo della grande struttura sanitaria pubblica viene agitato come efficace strumento di propaganda a sostegno della Città della Salute. A questo duplice inganno, non si può che reagire prospettando un nuovo modo di intendere l’urbanistica e il recupero delle aree industriali dismesse. Esso deve far leva su una loro riqualificazione e una nuova fruizione come bene della collettività, come grande contenitore culturale, naturalistico, storico, musicale, artistico… Non è più ragionevolmente possibile aggiungere ulteriore cemento ad una città che vede sempre più ampliarsi il numero degli edifici industriali e di terziario dismessi e abbandonati. Né possono abbagliare i miraggi di mega strutture sanitarie pubbliche quando le strutture esistenti versano in condizioni di precarietà sempre maggiore e ai cittadini vengono imposti ticket sanitari che stanno abbassando progressivamente la possibilità di accesso alle cure. Ancora una volta, non abbiamo bisogno delle megastrutture faraoniche che servono unicamente a coprire i mega-affari delle solite cosche e dei loro rappresentanti nella classe politica. Abbiamo bisogno di riprenderci i nostri territori, la nostra storia, il nostro futuro. Da questa esigenza Sinistra Anticapitalista intende ripartire.
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