Dal sindaco, al questore, al Ministro degli Interni, al Presidente del Consiglio… E’ stato un coro di osanna quello tributato ai due eroi per caso della notte di Sesto. Nel retroscena, tuttavia, già si va delineando la gaffe megagalattica che i due audaci masnadieri hanno rifilato ai servizi segreti di mezza Europa. Sembra infatti che il terrorista tunisino fosse atteso in territorio italiano e che le sue mosse fossero seguite dall’intelligence, evidentemente alla scoperta della rete di copertura di cui intendeva avvalersi. Inutile piangere ora su un’operazione degna di migliore esito, che avrebbe potuto svelare le trame del’ISIS in Italia e in Europa e che invece è stata smontata dai due zelanti agenti in divisa. Di certo, non incoraggia il cittadino comune sentirsi protetti da questa intelligence che si lascia scippare dall’ultimo degli agenti in prova un colpo importante alla rete nera dell’ISIS.
Molto più preoccupante quanto si è venuto a sapere dopo circa l’identità dei due agenti di polizia: dai loro profili sui social emerge un’inquietante prossimità (speriamo solo ideale, il che sarebbe già di per sè molto grave) con ambienti dell’estrema Destra neofascista. Lo rivelano frasi, foto e post dei due poliziotti con tanto di busto del duce, saluto romano dell’agente Scatà, incitamenti all’odio contro l’immigrato e al razzismo conditi da considerazioni balorde in cui la lotta partigiana viene letta come un tradimento. La domanda quindi è lecita: sono questi gli eroi del commissariato di Sesto? Sono questi il baluardo della lotta al terrorismo? Come può un agente di polizia dello Stato inneggiare al fascismo e all’odio contro l’immigrato? Ci riserviamo di rispondere dopo aver sentito i nostri legali in merito.
Come sempre in questi casi, intorno al cadavere del terrorista ucciso sono arrivati ben presto gli sciacalli. Matteo Salvini si è presentato il giorno dopo in quel di Sesto radunando un pugno di fedelissimi raccolti da Milano e Brianza per una boutade elettorale al suo solito, di pessimo gusto. L’intento è stato chiaro: soffiare sul fuoco dell’odio razziale e religioso, per di più in una città che si avvia alle elezioni comunali. Ad accoglierlo, tuttavia, ha trovato una città poco disponibile, che non ha voluto cedere alla strumentalizzazione nero-verde. Una delegazione di studenti dell’UDS e di militanti e dirigenti di Sinistra Anticapitalista, dei CARC del PRC e di SEL-SI a cui si sono aggiunti ben presto diversi cittadini comuni ha urlato al segretario leghista il suo rifiuto di qualsiasi istanza xenofoba e razzista. E così slogan inneggianti alla lotta di Liberazione, all’accoglienza dello straniero e all’apertura delle frontiere sono diventati il caldo benvenuto della Sesto antifascista a Salvini e ai suoi sparuti adepti i quali, terminata la triste comparsata, se ne sono ritornati nelle loro tane.
Resta il rammarico e il ribrezzo per l’ondata di estremismo che ha travolto la città negli ultimi giorni: il fanatismo religioso dell’ISIS, l’estremismo razzista e neofascista di due poliziotti celebrati come eroi e lo sciacallaggio politico di un segretario della Lega per il proprio, piccolo, becero tornaconto elettorale. C’è da giurarci: ci avviamo verso una campagna elettorale dai toni caldi, evidentemente infarcita dalla più tetra retorica xenofoba della Destra. Ma a Sesto San Giovanni la storia è cosa viva: Scarpe rotte, eppur bisogna andar…
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