L’articolo che segue è stato scritto appena prima degli eventi che riguardano il sindaco Sala e la sua auto sospensione. Lo pubblichiamo ugualmente perché le considerazioni contenute mantengono la loro validità. Su Sala vedi il comunicato nazionale che abbiamo ripreso.
Di Loris Brioschi e Igor Zecchini.
“Non può esistere una città a due velocità. Per questo motivo dobbiamo garantire a tutti l’accesso ad educazione e servizi di qualità, la possibilità di ricevere un sostegno in caso di bisogno e l’opportunità di ripartire, grazie ad un welfare di nuova generazione e all’estensione di occasioni di formazione al lavoro e socializzazione.
Combatteremo ogni forma di discriminazione e diseguaglianza, perché da qui passa la nostra idea di progresso”
Questo è quanto scriveva Sala nel suo programma al tempo delle elezioni amministrative, ora questa idea verrebbe declinata in un “Piano per le Periferie”. Sarà in grado l’azione prevista di rispettare le promesse elettorali? Vista l’esiguità delle cifre pensiamo che sia molto difficile.
Gli investimenti complessivi previsti per il “Piano per le periferie” ammontano a 356 milioni di euro,destinati a rivitalizzare cinque quartieri, durante l’intero periodo dell’amministrazione Sala, i prossimi 4 anni e mezzo (80 milioni all’anno circa).
Delegato a questo piano è stato nominato Mirko Mazzali, avvocato penalista, già consigliere comunale per Sel. Verrà creata una struttura ad hoc all’interno della Amministrazione Comunale: una Direzione che si occupa specificatamente di periferie.
L’obiettivo che annuncia il sindaco Sala è quello di annullare il divario delle due Milano: la “Milano che cresce” e la “ Milano povera che fa fatica”. Viste le cifre impegnate è un obiettivo molto lontano nel tempo.
Il piano completo di investimento è di 356 milioni di euro (per Expo di milioni se ne sono spesi 2400), di cui gli ambiti strategici di intervento sono 296 milioni e gli interventi diffusi sono 60 milioni di euro. Sono cinque i quartieri periferici interessati:
QUARTIERI |
ML € |
Lorenteggio – Giambellino |
117 |
Adriano – Via Padova – Rizzoli |
63 |
Corvetto – Chiaravalle – Rogoredo – Porto di Mare |
49 |
QT8 -Gallaratese |
32 |
Niguarda – Bovisa |
35 |
TOTALE MILANO |
296 |
Gli investimenti riguarderanno diversi capitoli quali casa, investimenti infrastrutturali e welfare.
Parte dei fondi per le periferie arriveranno dalla vendita della quota di Serravalle Autostrade, di proprietà del comune di Milano (18,6% per un valore di 80-100 milioni) alla Regione Lombardia, dal governo (10 milioni dal patto per Milano), da fondi Europei e da Fondazione Cariplo. I primi interventi a partire riguarderanno il Giambellino e il quartiere Adriano.
Alla recente iniziativa “Fare Milano” il delegato del sindaco sulle periferie, Mirko Mazzali, con l’assessore alla Casa e Lavori pubblici Gabriele Rabaiotti, hanno ribadito che «sarà il più grande intervento di riqualificazione urbana dal dopoguerra». Gli interventi riguarderanno la manutenzione straordinaria degli edifici popolari, il recupero di circa 800 alloggi sfitti di edilizia pubblica”. Ovviamente non hanno chiarito se gli alloggi in questione siano tra gli alloggi occupati e quindi, come è già successo, se per operare le ristrutturazioni si dovranno mettere in strada nuclei famigliari.
A Milano da punto di vista abitativo la situazione è drammatica.
Ci sono 23 mila famiglie in attesa di un alloggio a canone sociale. La situazione più disperata, in questo momento, riguarda più di 200 famiglie che vivono in strada dopo essere state sfrattate da privati. E gli sfratti esecutivi pendenti sono 16 mila. E questo quando ci sono circa 10 mila appartamenti pubblici (a cui occorre aggiungere i circa 4000 occupati) e almeno altri 60.000 privati vuoti e sfitti.
La crisi che morde ha aumentato la “morosità incolpevole”: chi perde il lavoro, finisce in cassa integrazione o ha visto drasticamente ridotto il proprio reddito e non riesce pagare l’affitto al proprietario di casa o il mutuo alla banca, precipita nel girone degli sfrattati. A Milano gli sfratti per morosità sono cinque volte quelli per finita locazione.
L’intervento del Piano periferie è dunque assolutamente insufficiente rispetto al problema casa a Milano e può rappresentare solo una foglia di fico di fronte a una tragica situazione.
Su questo terreno occorrerebbero in realtà provvedimenti urgenti e straordinari a partire da una sanatoria per gli occupanti per stato di necessità e, perché no, dalla requisizione degli immobili vuoti di proprietà di grandi immobiliari, banche e assicurazioni.
Di più la storia di questi anni ha visto il Comune di Milano e l’Aler dare in affitto e gestione numerosissimi appartamenti a Associazioni e strutture varie (che spesso li riaffittano a canoni più elevati di quelli sociali) e che sono così stati tolti dalla offerta di casa pubblica.
Nel piano poi sarebbero previsti interventi di natura culturale, educativa, sociale e sportiva. Oltre a 60 milioni di euro per i cantieri a valenza sociale per le periferie, saranno lavori che riguarderanno anche luoghi di aggregazione e socialità.
Altro obiettivo presente è quello di estendere il sistema di welfare dagli attuali 24 mila a 50 mila cittadini, Il piano per l’infanzia prevede 11 milioni di investimento . Nel 2017 verranno stanziati a Milano 35 milioni di euro per la lotta contro la povertà.
Dal punto di vista ambientale, nel piano sono previste interventi per 55 aree della mobilità sostenibile per l’interscambio di varie soluzioni di trasporto, si vorrebbe arrivare a 6000 bici condivise e alla realizzazione di 85 km di piste ciclabili portando il totale a 300 km a Milano. Verrà esteso il limite dei 30 km/orari a 200 mila kmq di aree (500 mila in totale). Verranno incrementati i punti di ricarica per le auto elettriche di 550 (850 in totale)
Non entriamo nel merito di ognuno di questi provvedimenti (lo faremo di mano in mano che si porranno all’ordine del giorno). Su un tema delle cose vogliamo però dirle. Se mettiamo insieme tutti i progetti che si stanno delineando (scali ferroviari, area del trotto, area ex-expo, la goccia in Bovisa e oggi il piano delle periferie), l’impatto sulla città sarà enorme. La direzione di marcia ci sembra totalmente diversa da quella dichiarata da Sala di amalgamare la Milano che cresce (quella della ricca borghesia) e quella povera che fa fatica.
Al contrario si spinge verso una accelerazione del processo aperto con expo: cemento, debito e precarietà. Verso un aumento del divario e delle diseguaglianze sociali. I ricchi continueranno ad arricchirsi profittando anche delle occasioni offerte da questa politica della amministrazione comunale.
Per invertire questa direzione di marcia occorre mettere in moto un processo di organizzazione e mobilitazione dei Comitati di Quartiere e di scopo, delle associazioni e di tutta l’opposizione sociale. Occorre coinvolgere non solo i quartieri direttamente inseriti in questi progetti ma la popolazione dell’intera città e aprire una stagione di reale democrazia partecipata che sappia mettere all’ordine del giorno l’interesse della collettività e non quello del profitto. E’ una strada lunga ma senza alternative.
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