Nel «Rapporto sulla sostenibilità» di Ikea per l’anno 2015, un’intera sezione è intitolata: «Migliorare la vita dei nostri collaboratori». Vi si legge che la multinazionale dell’arredamento «crede nelle persone» e vuole essere «un luogo ideale per lavorare». Ciò che colpisce, però, è che nelle sette pagine dedicate al tema non compare neanche una volta la parola «sindacato».
La verità è che Ikea non ama l’organizzazione sindacale dei propri dipendenti. Lo sanno bene Luca Marchi e Mauro Sanson, delegati Rsu e dirigenti del sindacato SGB, licenziati nel mese di novembre per aver organizzato e diretto, lo scorso 8 ottobre, un vivace presidio in solidarietà con le lotte dei lavoratori delle cooperative impiegati all’interno del negozio Ikea di Carugate (Milano).
Il noto mobilificio, dunque, ha la mano pesante e sceglie la via più radicale per contrastare l’attività dei delegati eletti dai lavoratori: quella della risoluzione del rapporto di lavoro, con la pretestuosa accusa di aver messo in pericolo la sicurezza dei visitatori durante la manifestazione sindacale di ottobre.
La risposta di SGB è affidata, da un lato, all’inevitabile vertenza legale per sentir dichiarare l’illegittimità dei licenziamenti, in quanto fondati su una volontà discriminatoria (la prima udienza non è ancora stata fissata). Dall’altro, a una serie di presidi presso i negozi in provincia di Milano, per rendere noto anche al «grande pubblico» il comportamento della multinazionale svedese.
Sabato 3 dicembre si è tenuta la prima di queste iniziative, con un volantinaggio presso il mall di Carugate. Sinistra Anticapitalista ha portato la propria solidarietà inviando una delegazione e nel contempo sta lavorando per costruire un largo fronte di solidarietà attorno a questa significativa lotta.
Molti visitatori sono rimasti sorpresi di scoprire, dopo aver letto il testo diffuso dai militanti sindacali, che l’immagine «politicamente corretta» propagandata dalla multinazionale non corrisponde alla realtà. In verità, Ikea ben conosce a adopera tutti gli strumenti per mantenere basso il costo del lavoro. Il 53% dei 155mila dipendenti a livello mondiale ha un contratto a tempo parziale, salvo poi essere costretto a continui e sistematici prolungamenti dell’orario secondo le esigenze estemporanee della produzione. Moltissimi sono i contratti a tempo determinato, continuamente rinnovati, nell’ottica di una stabilizzazione più volte promessa e mai concessa. Né Ikea si è fatta scrupolo, lo scorso anno, di chiamare in massa personale dalle agenzie interinali, durante gli scioperi che hanno caratterizzato la vertenza per il rinnovo del contratto aziendale. D’altra parte, lo stesso «Rapporto sulla sostenibilità» indica un tasso di turnover del personale, a livello mondiale, pari al 19,8% nel 2015.
Il prossimo appuntamento è per sabato 10 dicembre, dalle 10 alle 15, questa volta presso il negozio di Corsico (raggiungibile con autobus navetta dalla fermata Bisceglie della metropolitana di Milano). Invitiamo tutti e tutte a parteciparvi (poi si va assieme alla manifestazione per il 12 dicembre).
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