Luca Marchi e Mauro Sanson sono due RSU del sindacato di base SGB, rispettivamente del negozio di Corsico e di quello di Carugate. O meglio erano due RSU perché una quindicina di giorni orsono IKEA li ha licenziati in tronco a causa di una vertenza riguardante le lavoratrici e i lavoratori della cooperativa che ha l’appalto del riordino al ristorante interno del negozio. Una vicenda che dice molto di quello che oggi è il mondo del lavoro, di come il padronato utilizza al meglio le possibilità di esternalizzazione di momenti della produzione per dividere i lavoratori e le lavoratrici e ottimizzare così il profitto. Nel caso del commercio il tutto è aggravato dalla firma di un pessimo accordo integrativo nazionale lo scorso 24 ottobre e il mancato accordo con Feder_distribuzione (mancati aumenti salariali da anni)
Luca e Mauro saranno alla nostra iniziativa di mercoledì prossimo con la quale vogliamo mettere in luce il collegamento esistente tra il voto referendario del prossimo 4 dicembre e la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti in prima persona da un restringimento della democrazia anche sui posti di lavoro.
Intanto li abbiamo intervistati.
Come nasce la vostra vicenda?
LUCA La vicenda nasce da un cambio di appalto per le persone del lavaggio piatti e riordino del locale ristorante. In fase di cambio di appalto ci sono state delle difficoltà di rinnovo contrattuale. Il sindacato SGB, al quale sono iscritte/i diverse lavoratrici e lavoratori, ha cercato di risolvere le questioni sul piatto chiedendo di aprire una trattativa con la cooperativa entrante.
Quindi parli di una cooperativa in appalto?
LUCA Cooperativa sociale con appalto in IKEA, che tratta il riordino di tutta la zona del ristorante dove vanno a mangiare i clienti, mansione in precedenza svolta da dipendenti diretti.
Nello specifico quali problemi erano sorti?
MAURO I problemi nascevano già con l’appalto precedente dato che la cooperativa aveva diminuito il monte ore settimanale dei lavoratori e delle lavoratrici, con promessa di ritornare successivamente al numero di ore normali. In realtà le ore stabili diminuite venivano calcolate come straordinarie che venivano poi inserite nella banca ore e successivamente tramutate, con un gioco contabile, in ferie permessi o quant’altro non pagandole come ore aggiuntive. A questo problema, di cui i lavoratori e le lavoratrici si erano ovviamente accorti/e, si aggiunge il fatto che al momento dell’avvio dell’appalto precedente (novembre 2015) erano stati azzerati gli scatti di anzianità e altre caratteristiche contrattuali, facendo partire dai minimi tabellari il loro salario.
Il fatto viene segnalato alla direzione IKEA che, a quel punto, decide di cambiare anticipatamente la cooperativa in appalto optando per una nuova società. In questa fase la nuova cooperativa, per migliorare le condizioni contrattuali delle persone, avrebbe avuto l’obbligo morale di ripristinare le precedenti condizioni contrattuali dei lavoratori/trici per le quali IKEA paga e affida l’appalto.
La nuova cooperativa invece non ha voluto far nulla per migliorare la situazione e IKEA ha sostenuto di avere fatto tutto quello che doveva cambiando l’appalto e che per lei il problema era risolto. La vecchia cooperativa nel frattempo era sparita portando con sé le risorse sottratte alle lavoratrici (è un gioco ben conosciuto tra i lavoratori della logistica ndr).
Quindi il problema economico contrattuale segnalato dai lavoratori da febbraio marzo di quest’anno in avanti, sostanzialmente non era stato risolto e nessuno si voleva fare carico di questa situazione.
La reazione dei lavoratori IKEA qual’è stata?
MAURO Diciamo che il problema è stato oscurato sia dalle vicende del rinnovo contrattuale di primo
e secondo livello e da un clima di diffusa precarietà che ha distolto i lavoratori non direttamente
interessati a problemi che sembravano esterni a IKEA. Anche come RSU siamo stati contattati quando la situazione era già difficilmente risolvibile poiché i tagli già operati da Pulicha e la chiusura della Triveneta (rispettivamente la vecchia e la nuova cooperativa) non ci hanno permesso di intervenire sul problema.
Il vostro licenziamento a cosa è dovuto allora?
LUCA I dirigenti della nuova cooperativa sono presentati, durante la fase di cambio dell’appalto, proponendo direttamente le condizioni di rinnovo del contratto alle lavoratrici. La RSU e il sindacato hanno chiesto di visionare i documenti e di partecipare alla fase di rinnovo delle assunzioni, cosa che l’azienda che stava entrando non voleva assolutamente. Esprimeva un rifiuto totale alla firma con il sindacato di un verbale di intesa sul passaggio delle lavoratrici da un appalto all’altro negandosi quindi alla trattativa.
Questo rifiuto ha fatto si che si arrivasse al giorno di avvio del nuovo appalto senza un contratto firmato. I dirigenti della nuova cooperativa si sono presentati con un documento lunghissimo, che le lavoratrici avrebbero dovuto sottoscrivere nei corridoi del centro commerciale che ha sede di fronte IKEA. Ciò mentre noi ci eravamo spesi con la direzione per avere una sala, che ci era stata concessa, per poter fare il passaggio seduti ad un tavolo e in una situazione tranquilla che permettesse a tutte le persone di controllare quello che avrebbero firmato.
Tra i vari documenti da sottoscrivere poi c’era addirittura una dichiarazione con la quale ogni lavoratore e lavoratrice accettava di farsi assumere per un numero di ore inferiore a quelle minime previste del contratto nazionale di categoria in modo da continuare a gestire un pacchetto di ore precarie.
Quando abbiamo visto la modalità con cui volevano fare firmare i contratti alle persone del’ appalto, in mezzo al corridoio del centro commerciale, tra bambini che correvano, mamme con carrozzine e quant’altro, in una situazione in cui era impossibile leggerli e soprattutto verificando quello che c’era scritto sopra, abbiamo chiesto ai responsabili della cooperativa di fare leggere ai lavoratori i documenti con la dovuta attenzione. A quel punto, loro se ne sono andati indispettiti dichiarando di non avere tempo a disposizione.
Da quel momento, ultimo giorno per il passaggio da una assunzione all’altra (parliamo del 2 ottobre scorso), abbiamo proclamato lo sciopero per impedire eventuali ripercussioni nei confronti delle lavoratrici, difatti dopo cinque giorni la cooperativa ha inviato una raccomandata nella quale si intimava alle lavoratrici di firmare pena la loro espulsione dal posto di lavoro.
A questo punto il sindacato, mantenendo lo sciopero, ha suggerito alle lavoratrici di firmare, pur alle condizioni capestro, per avere poi la possibilità di aprire una vertenza successiva.
MAURO Si è cercato di inserire nel contratto una clausola di tutela dei diritti come la non
applicazione delle tutele crescenti ma anche su quello la cooperativa ha opposto un diniego. Nessuno spazio per concessioni di alcun genere.
Allora per il sabato il sindacato ha convocato il presidio all’IKEA di Carugate che ha portato al nostro licenziamento in quanto vi abbiamo partecipato.
Le motivazioni della azienda sono meramente disciplinari o sono esplicitamente legate alla mobilitazione?
LUCA Questa è la cosa assurda di questa vicenda. Noi come delegati sindacali dell’SGB abbiamo partecipato ad un’iniziativa sindacale organizzata da SGB a sostegno delle lavoratrici in appalto in IKEA. L’azienda sulla lettera di contestazione e su quella di licenziamento ci accusa “di avere partecipato ad una iniziativa sindacale in alcun modo connessa ai lavoratori e alle lavoratrici IKEA”. E’ evidente che ciò non sia vero. Intanto non è IKEA che può decidere quali sono le iniziative alle quali possono partecipare i delegati sindacali. In ogni caso si tratta di lavoratrici che, pur con una casacca diversa, lavorano sotto il nostro stesso tetto.
Si tratta comunque di persone che, peraltro, lavorano con una cooperativa sociale, cioè una cooperativa che impegna persone in difficoltà, stranieri con poca conoscenza della lingua, oppure persone con problemi di salute, fisici o, a volte, cognitivi.
Tutta la vicenda noi l’abbiamo seguita come delegati sindacali di riferimento di lavoratrici che da anni operano con noi, fianco a fianco.
Inoltre sono della nostra stessa organizzazione sindacale
MAURO Quelle con più anzianità di servizio in IKEA sono con noi da undici e dodici anni (oltretutto parliamo di cinque scatti di anzianità persi e non è poca cosa per un lavoratore)..
Quali sono state le reazioni dei lavoratori al vostro licenziamento?
LUCA In questo momento la gestione è separata tra il negozio di Corsico e quello di Carugate. SGB sta definendo ancora come gestire l’iniziativa sui vari negozi lombardi (Corsico, Carugate, San Giuliano e Brescia). Fino ad oggi ognuno ha dato una risposta spot intanto appendendo i comunicati di solidarietà nelle bacheche sindacali. A Corsico sono state fatte delle assemblee sui vari turni due giorni dopo il licenziamento con l’indizione di ore di sciopero che sono state replicate anche questo fine settimana a fine di ogni turno ed è stata organizzata un’assemblea fuori orario e esterna a IKEA durata dalle 20,00 alle 24,00 dopo una giornata di scioperi. Sono state anche raccolte firme di solidarietà tra i lavoratori.
MAURO E’ stata indetta inoltre lo stato di agitazione dal 27 novembre al 31 gennaio con scioperi di varia modulazione. Una risposta che si è spostata dal piano umano a quello politico e sindacale dei lavoratori di Corsico cosa che a Carugate non è ancora riuscita negli scioperi ma le lavoratrici e lavoratori si sono già incontrati fuori dal negozio per decidere come muoversi,
La situazione si sta evolvendo anche se ancora non è omogenea.
E gli altri sindacati?
LUCA Gli altri sindacati in questo momento, a parte le importantissime assemblee e scioperi della RSU Corsico e telefonate di solidarietà da parte di RSU anche di altre città, sono in una posizione di attesa.
Da parte dei sindacati confederali la risposta è molto tiepida, quelli di base ovviamente hanno espresso la massima solidarietà,
CGIL CISL e UIL dovrebbero valutare meglio le loro reazioni perché non si rendono conto che questo potrebbe essere l’inizio di un’ azione antisindacale indiscriminata da parte di IKEA. Oggi colpiscono RSU dei sindacati di base domani sarà la volta di tutti gli altri che daranno fastidio.
Aldilà dell’azione specifica del presidio per cui siamo stati incriminati, quello che si sta mettendo in discussione è proprio l’agire sindacale, il fatto che i lavoratori possano difendere i loro diritti.
IKEA dice: “voi stavate partecipando a una cosa di cui non avevate titolo e vi punisco” e ci ha puniti non con un richiamo o con una multa, ma con il licenziamento in tronco dopo 25 anni di lavoro.
Peraltro quello che è successo in quella giornata è un presidio normalissimo: non abbiamo picchiato nessuno, non abbiamo rotto niente, non abbiamo rubato niente e la clientela entrava normalmente con qualche rallentamento dovuto a coloro che si fermavano a chiedere delucidazioni sulle motivazioni della nostra protesta.
Avete ovviamente fatto partire una vertenza legale avverso il licenziamento?
LUCA Giusto per inquadrare la situazione. In una delle lettere di contestazione c’è scritto: “parlavate ad alta voce nel megafono”. E’ una vera e propria barzelletta.
MAURO C’é da ricordare che IKEA precedentemente ha inviato una lettera di contestazione per assenza ingiustificata ad una lavoratrice iscritta ad USB perché aveva partecipato allo sciopero generale nazionale indetto da USB. Loro ci provano, se va bene va bene.
LUCA IKEA è la stessa che da tre anni sta perseguitando una persona con cause legali a ripetizione, che peraltro ha già perso per quattro volte, e da ultimo ha trasferito a Torino sostenendo che, nonostante i 5 punti strategici su Milano con un migliaio di dipendenti, non ne aveva uno per quel lavoratore su Milano: ha dovuto ritirare il provvedimento di trasferimento a Torino prima della causa presentandosi dal giudice di Milano con un’ ipotesi d’ accordo.
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